VENTURA DOMENICO
Domenico Ventura è figlio non degenere di un costruttore edile che ebbe in Trani un suo non immeritato credito e che, specializzandosi in costruzioni private e pubbliche, fu nel 1884 colpito da un malaugurato evento che lo ridusse in miseria.
La storia di Nicola Vito Ventura, padre del nostro, è infatti una storia di lavoro e di torture morali che gli fecero toccare l’apice della responsabilità in materia di assunzione di appalto per pubblici edifici e l’apice dei dolori nella precipitazione improvvisa delle sue personali azioni e delle sue finanziarie possibilità.
Costruiva egli nel 1884 il macello pubblico di Trani quando il crollo improvviso di un elemento edilizio procurò la morte di quattro operai suoi dipendenti. Egli conobbe allora il calvario delle procedure civili e penali e della espropriazione forzata dei suoi modesti beni patrimoniali. Ridotto in miseria e pensoso dell’allevamento dei suoi 13 figli, da maestro ed appaltatore che era si ridusse a fare il semplice operaio muratore.
Colpito da una nuova disgrazia, la morte della moglie già colpita al cuore dalle conseguenze del disastro, egli non ebbe più tregue nella sua vita terrena che fu longeva ed asprissima fino a quando il figlio Domenico non pervenne a relativa agiatezza.
I suoi ultimi anni (era nato il 2-2-1849 e morì il 28.11.1930) furono infatti vissuti in piena serenità in virtù della continua assistenza del figlio.
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Questi non conobbe la ricchezza durante la sua adolescenza e durante la sua giovinezza. Fece da giovanissimo l’operaio scalpellino; poi creò un modesto cantiere per opere accessorie delle costruzioni che allargarono un poco gli orizzonti chiusi della sua operosa esistenza.
Chiuso il cantiere nel 1917 perché richiamato alle armi non riuscì a riaprirlo nell’immediato dopoguerra. Volenteroso e laborioso non rimase sfiancato da questo evento: lavorò in pietra tranese per conto di altre aziende edili e non appena cominciò a rivedere il sole rilevò una segheria di massi di pietra e affrontò l’assunzione di appalti di forniture di materiale di marmo lavorato.
Aumentato il ritmo delle costruzioni in Puglia per effetto dell’avvento del Fascismo al potere, egli si trovò con un opificio magnificamente attrezzato per grosse forniture di pietra tranese lavorata.
Le pietre squadrate che fanno bella mostra di se nelle scarpate di accesso e nelle pareti del sottopassaggio di Via Quintino Sella in Bari sono fornite dalla Ditta Ventura.
Questa prima luminosa prova di capacità costruttiva procurò a Domenico Ventura altre imponenti commissioni. Anche le pietre lavorate del Sottopassaggio di Via Modugno in Bari furono commissionate al suo cantiere.
Nell’ultimo decennio, ed appunto in considerazione di queste sue iniziali affermazioni il cantiere Ventura di Trani ha mantenuto un autentico primato in materia di forniture di pietra tranese scalpellata ad edifizi pubblici della Terra di Puglia.
L’edificio scolastico di Trani fu adornato di bolognini forniti dal Cantiere Ventura; il primo ed il secondo lotto delle Case dell’Incis in Foggia ebbero le parti in pietra fornite dallo stesso cantiere.
Le migliori aziende italiane per costruzioni edilizie han fatto capo al Ventura il quale quindi ha potuto fornire materiale in pietra lavorata alle Ditte che hanno costruito il Palazzo delle Poste e Telegrafi di Salerno, la Banca d’Italia di Castellammare di Stabia, il palazzo del Liceo Ginnasio di Pescara, le Caserme della Guardia di Finanza e dei Carabinieri in Bari, il Palazzo della IV Zona Aeronautica di Bari, il Palazzo della Milizia in Bari.
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Alla costruzione della grandiosa Casa del Fascio di Taranto egli ha partecipato fornendo il materiale di pietra lavorata per la torre Littoria e pel prospetto, i segati per l’interno.
Ha poi fornito materiale ad infinite case e cappelle, gentilizie private.
Nel 1922, in vista delle accresciute esigenze familiari, egli creò per la sua famiglia numerosa (si sposò nel 1913 ed ha avuto 10 figli) una comoda e bella casa.
Dei figli suoi due collaborano con Domenico Ventura nell’azienda la figlia primogenita Maria, un’attivissima e competente contabile, ed il figlio secondogenito Vito ch’è già una chiara promessa dell’architettura nazionale.
Questo giovane, dopo la licenza ginnasiale, ha aiutato il padre nella conduzione della complessa azienda; poi ha studiato a Carrara e quindi ha conseguito la licenza al Liceo Artistico Scientifico di Firenze.
Ora frequenta la Scuola Superiore di Architettura di Milano primeggiando sui suoi colleghi tanto da conseguire il secondo posto nei Littoriali dell’Architettura dell’Anno XV.
Molti suoi lavori sono stati esposti con successo alla Fiera di Tripoli, all’Esposizione Mondiale di Parigi del 1937, ed in varie altre manifestazioni espositive.
Egli darà certamente nuovo lustro alla famiglia di Domenico Ventura che già rappresenta un magnifico propulsore dell’industria tranese della pietra.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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