SORIA FAMIGLIA
La famiglia Soria è originaria della Spagna e si stabilì a Gioia del Colle verso la fine del 500. Essa proviene dalla città omonima sorta sulle rovine di Numazia ed apparteneva a quell’ordine dei Nobili che era racchiuso in dodici famiglie. Da una lapide dei primi del 600 esistente in Napoli nella chiesa della Pietà dei Turchini, si rileva che un Diego di Soria, dalla Spagna venuto, professò in Napoli nel Sacro Consiglio, quelle dottrine legali di cui già era stato in patria, con grande lode, Pubblico Maestro, mentre i suoi antenati non di altro si erano occupati che di ottenere il dominio di molte città. La tradizione familiare della toga ha fruttificato giureconsulti e giuristi insigni, tradizione che si è poi tramandata per molte generazioni e continua tuttora in parecchi discendenti.
D. Diego ebbe un figlio cui pose lo stesso suo nome e che in Napoli ricoprì le più alte cariche, essendo stato componente della Sacra Magna Curia ed infine Reggente del Collaterale; fu governatore di Messina ed investito del titolo di Marchese di Crispano.
Un suo fratello D. Donato Antonio si stabilì in Gioia del Colle e da lui ebbe l’inizio della discendenza della famiglia Soria o de Soria in Puglia.
***
Nell’avito palazzo dei Soria in Gioia, sito dietro la chiesa di S. Francesco, unica costruzione signorile cinquecentesca del luogo che, per quanto rimodernata, conserva le linee dell’epoca, Francesco Soria assoldò nel 1799 una vera banda di suoi bravi che furono il terrore della nostra Provincia. Al seguito del cardinale Ruffo, Francesco assaltò i Casali di Bari Acquaviva e Modugno che mise a sacco e fuoco. Gli altri due fratelli D. Cesare e D. Pasquale furono invece in aperta lotta con lui: liberali, giureconsulti insigni. Cesare si stabilì ben presto in Trani dove, fino a tarda età, esercitò, l’avvocheria. Tenuto in considerazione altissima, sposò Teresa Huber figlia di un generale francese.
Anche Don Pasquale fu figura che diede gran lustro non solo al casato ed al suo paese di origine, ma alla Puglia tutta ed alla Nazione.
Fu D. Pasquale uno degli organizzatori dei moti del 1799; fu intimo di Mario Pagano e di Ettore Carafa. Subì coraggiosamente persecuzioni politiche e carcerazioni. Sono eloquenti prove dei suoi alti meriti le suppliche fatte dalle città di Altamura, Corato, Cerignola, Castellaneta, imploranti la scarcerazione del grande patriota e dell’insigne giureconsulto.
Carbonaro del 20, amico di Mazzini, organizzava i moti che poi scoppiarono, quando improvvisamente il 26 marzo del 21 si spense e si disse per opera di veneficio ad opera degli avversari politici.
Dei due fratelli Pasquale e Cesare Soria si diceva nel Foro: « il primo vola, a causa delle sue grandi qualità oratorie, il secondo fila per essere un profondo ragionatore, il quale delle più riposte ragioni della filosofia e del Diritto antico trae gli argomenti favorevoli alle sue cause» – « Prologo: Foro e Magistratura prima e dopo il 1799 ».
Figli di don Cesare furono Leonardo che continuò a Trani le tradizioni paterne e fu avvocato valorosissimo, Carlo che fu insigne Magistrato e chiuse la sua carriera a Napoli quale Procuratore Generale di quella Corte di Appello e Diego, che riassunse il titolo di Marchese di Crispano, fu brillante scrittore di opere storiche, filosofiche e di diritto.
Carlo ebbe un unico figlio, Cesare, il quale dopo aver brillantemente esordito nel foro di Napoli, affermandosi subito fra i migliori penalisti del tempo, si ritirò in Gioia del Colle ove si dedicò alle cure della sua proprietà terriera e agli studi. Uomo di altissimo ingegno e di profonda dottrina onora in sommo grado il Casato, pur vivendo in disparte, magnifica fi
Unico figlio di don Pasquale, avuto con sua moglie Anna Luisa Scelsi fu don Teodorico Soria, non certo inferiore al padre come avvocato insigne e come patriota. Giovane, nel ’48 bruciò a Trani lo stemma austriaco per cui subì anche egli le persecuzioni e le processure politiche. Fu avvocato in Trani, dottissimo.
Fu il presidente, finchè visse, del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Fu commissario ripartitore dopo il ’60 e fu Deputato al Parlamento rappresentante del Collegio di Gioia del Colle. Prima del ’60, patriota fervente, spese tutto quello che poteva, indebitandosi anche per aiutare la causa dell’Unità ed i profughi e fra questi Giuseppe Pisanelli suo cognato, che, esule a Torino, fu il primo Guardasigilli del nuovo Regno d’Italia. Col Pisanelli egli collaborò alla formazione del codice civile che ancora governa la vita nazionale e che è quindi un’autentica gloria pugliese. Alla formazione delle nuove tavole regolanti i rapporti civili egli diede infatti il tesoro della sua profonda cultura e della sua esperienza giuridica. Fu il primo pugliese insignito della Commenda della Corona d’Italia.
***
Figli di don Teodorico furono Pasquale e Michelangelo. Quest’ultimo, dopo essere stato in diplomazia, si stabilì a Napoli, dove fu eccellente Cassazionista e Deputato al Parlamento.
Pasquale invece restò in Trani a continuare le gloriose tradizioni forensi della famiglia.
Il padre gli aveva voluto dare una cultura superiore e dopo essersi laureato in legge in Italia egli continuò gli studi in Germania per l’addottoramento in diritto e filosofia e pertanto fu il giurista più completo di cui potesse vantarsi Trani in quell’epoca ricca di tanti illustri avvocati. Sposò la baronessa Marianna dell’Agli Cetti, dama di preclari virtù: ed ebbe molti i figli, fra i quali, il Comm. Teodorico Soria, valoroso avvocato, elegante oratore e figura preminente dell’ultimo periodo della Corte d’Appello di Trani: l’unico figlio suo Pasquale, soldato valoroso nella grande guerra, esercita ora con plauso la professione forense.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
Edizioni Giuseppe Laterza srl
Bari, piazza Umberto I n.29 – Tel. 345 623 6207 – Email info@edizionigiuseppelaterza.it
Consulta la pagina dedicata sull’edizione storica: