ROSSI FAMIGLIA

Le notizie sulla famiglia Rossi furono raccolte da Fabrizio Rossi, nato il 1831, il quale le ricavò dai libri parrocchiali. Esse tornarono tutte a vanto dei Rossi che sono oriundi di Marsico Nuovo in Basilicata e si rifugiarono in Canosa a causa di onore. Una donna dei Rossi era stata insultata dal Signore di Marsico Nuovo che aveva pagato l’insulto con il proprio sangue. Marco, Notario e Giuseppe Rossi, vendicato l’onore di famiglia, si posero sotto la protezione del Principe di Canosa.

L’albero genealogico della famiglia dà notizia di un Antonio Rossi, nato a Marsiconuovo di Lucania, che ebbe tre figli: Marco, Notario e Giuseppe. E’ questo secondo figliuolo, che sposando Leonarda Di Quirico avrà quattro figli: Antonio, Marco Claudio, Emilio Domenico e Michele Angelo Nicolò, che nato a Canosa, nel 1674, sposò il 4 aprile del 1700 Sabina Lacerenza, da cui ebbe tre figli maschi: Francesco, Gennaro e Giuseppe, che nel 1733 sposa Palma Grisorio con cui mette al mondo quattro figli maschi: Michele, Francesco, Sabino e Nicola.

Imparentandosi quest’ultimo con la famiglia Del Conte, di cui, sposa Vincenza, procrea sei figli, di cui due maschi: Giuseppe e Fabrizio. Da Fabrizio Rossi e da Cecilia Vulturale nascono quattro figli, di cui maschi Giovanni Battista e Nicola.

Nicola ha un solo figlio maschio (egli ha sposato nel 1831 Maria Fiocco): Fabrizio.

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Vediamo in quest’epoca la famiglia Rossi imparentarsi con i Massari (nozze con Antonietta Massari, 1864) ed il matrimonio darà numerosa figliolanza: 7 figli, con preponderanza di maschi, cinque: Sabino (sposa Lilla Dedonato), Vincenzo, G. Battista (sposa Rosa Paolicelli), Michele (sposa C. Menghetti), e Nicola, che nel 1902 trae a nozze Filomena De Maio, da cui ha tre figli: Antonietta, Antonio e Fabrizio, che nato il 17-7-1903, metterà famiglia, sposando Nora Bonelli nel 1928.

Stabilitisi in Canosa i Rossi vissero amministrando il patrimonio famigliare che, di generazione in generazione, seppero aumentare. Esercitarono anche la professione notarile come risulta dal decreto del Borbone del 18 febbraio 1829.

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Il primo ad affacciarsi alla vita pubblica fu Fabrizio Rossi nato il 1773 il quale nel 2 dicembre 1808 fu nominato Giudice di Pace e nel 9 dicembre 1813, con decreto del Murat, fu nominato socio dell’Economica Società di Bari.

Nicola Rossi, nato il 1797, fu Sindaco di Canosa. Svolse grande attività pubblica Fabrizio Rossi nato il 1831, uomo di sentimenti italianissimi anche quando detti sentimenti costituivano un pericolo. Gli incarichi che egli ebbe e che qui elenchiamo testimoniano questo patriottismo: 20 luglio 1860: Capo Plotone Guardia Nazionale; 19 settembre 1860: componente del Comitato Provinciale per raccogliere offerte per il riscatto di Venezia; l0 agosto 1861: con Decreto del Luogotenente Cialdini, Sindaco di Canosa; 8 ottobre 1861: Socio onorario della Associazione Patriottica Tranese per attività liberale svolta anche sotto i Borboni; 29 aprile 1862: con Decr. di V. Em. il Delegato Straordinario; 18 settembre 1862: con Decr. di V. Em. il Sindaco di Canosa; 20 agosto 1863: Consigliere Provinciale; 7 ottobre 1863: Deputato Provinciale; l0 settembre 1865: interessamento per ampliare l’Università barese; 31 ottobre 1865 Presidente della Commissione Provinciale di Ricchezza Mobile; 14 marzo 1866: Presidente della Commissione del Liceo Ginnasio di Canosa; 24 marzo 1867: con Decreto Ministeriale Delegato Provinciale Pubblica Istruzione; 9 settembre 1870 crea e presiede l’Asilo Infantile di Canosa; 9 settembre 1870: crea e presiede la Cassa Pegni e Risparmi di Canosa; 30 luglio 1870: Componente del Comitato per la esposizione didattica di Bari; 10 luglio 1871: Consigliere onorario della Banca Agricola Provinciale; 2 agosto 1874: Socio onorario del Comizio agrario di Barletta; 31 maggio 1875: Consigliere onorario della Società Enologica delle Puglie; 19 giugno 1875: Componente della Direzione della Colonia Agricola di Andria; 19 settembre 1875: Rappresentante della Provincia nel Consorzio della Ferrovia Barletta Spinazzola; 19 settembre 1875: Revisore dei conti provinciali; 14 gennaio 1879: Presidente dell’Ospizio V. Em. di Giovinazzo.

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Letterato e storico valente, pubblicò « Carmi giovanili »; « 250 anni di Dominazione Longobarda in Italia»; « Impressioni di un viaggio per l’Italia media e settentrionale.

Dei suoi scritti e della sua attività parlano: C. Villani nel volume « Scrittori ed artisti pugliesi », pag. 915; e G. De Ninno nel « Cenno Storico dell’Ospizio di Giovinazzo », pag. 100.

Morì nel 1882. Fu commemorato in Giovinazzo ed a Bari in Consiglio Provinciale dal Iatta, dai Sen. Balenzano e dal Sen. Frisari. Armando Perotti volle dettare la seguente epigrafe per la lapide posta nella tomba di famiglia:

Sedè nei Consigli del Comune e della Provincia

presiedè all’Ospizio di Giovinazzo

fondò resse difese

istituti d’istruzione e di beneficenza

prodigando ogni energia

dell’intelletto e del cuore

in opere di civiltà e di bontà

perenni testimonianze degl’ideali

che furono la sua forza

e sono la sua eredità

La vita gli fu breve ai generosi disegni

ai compiti solenni di cittadino e di padre

ma bastò per rendere la memoria

cara alla patria

esemplare ai venturi

veneranda ai suoi

tanto quella fu piena di ottima fede

e di serena coscienza

nell’adempiuto dovere.

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Questa sintetica esaltazione epigrafica fissa in maniera mirabile le qualità di quest’uomo singolare che visse stimato e morì assai compianto.

Notevole attività svolse anche l’avv. Nicola Rossi, nato il 1868, che ha meritato di avere notevolmente ingrandito il patrimonio famigliare. Risulta dalla «Necrologia» e da « I tempi, e la vita di Nicola Rossi» dell’on. Cotugno l’attività pubblica, svolta da quest’uomo singolare; risulta da questo eccezionale curriculum che fu Sindaco di Canosa per molti anni, Presidente della Congregazione di Carità, Componente della Commissione Provinciale di Beneficenza. Nel 1913 gli fu offerta la candidatura politica nel collegio di Minervino. Rifiutò, fondò la Società Cooperativa per lo sfruttamento delle vinacce, fu fondatore e Presidente della Cooperativa Agraria che oggi porta il suo nome, Componente del Consiglio direttivo della Federazione Agricoltori, Tessera ad honorem del P. N. F.

Morì il 9 gennaio 1926 fra il compianto di tutta la popolazione canosina. Fu commemorato a Bari dall’on. Ricchioni ed a Canosa dall’on. Cotugno che dettò la seguente lapide murata ad iniziativa della Cooperativa Agraria:

Nel primo anniversario

della morte di Nicola Rossi

auspice l’Associazione Agraria

di cui fu artefice e benemerito presidente

col plauso di tutta la cittadinanza

che l’ebbe Sindaco ed animatore

qui

ove il 12 ottobre 1868 egli nacque

fu apposta questa lapide

perchè di tanto uomo

chiaro per integrità di vita

per pubbliche e private benemerenze

durasse il nome e la fama

presso i più tardi nepoti

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In occasione dello scoprimento di questa epigrafe il consulente della Cooperativa Agraria « N. Rossi » avvocato Edoardo Nalin, disse fra l’altro così:

« Nicola Rossi esercitava su tutti un fascino che conquideva, era circonfuso di un’aureola di grandezza che ispirava devozione ed affetto, ammirazione ed idolatria, consenso e fede: attraeva a sè ed imprimeva il suo pensiero, la sua convinzione.

Non fu nè servo di clientele, nè prigioniero di partiti, ma si affermò sempre sereno ed imparziale rappresentante della generalità, venerato dai suoi, stimato dagli avversari.

Nei frangenti gravi del Paese il pensiero di tutti ricorreva a lui fiducioso come al vero salvatore.

E nei momenti di rivolta e di turbinoso incalzare di eventi Egli affrontò la situazione senza produrre scosse, senza creare attriti, conseguendo la pacificazione degli animi.

Fu restio a distaccarsi dal suo paese anche quando la sua preparazione politica lo indicava in consessi più elevati e non volle che il partito liberale lo designasse suo candidato. Egli aveva la concezione che la sua missione doveva svolgersi qui a Canosa e che, per il suo paese, doveva spendersi tutto.

Interventista convinto fu solerte autorevole componente, e fra i più cospicui contribuenti di tutti i comitati di assistenza durante la guerra.

Quando Canosa, prima fra le città d’Italia costituì il fronte unico contro il bolscevismo, corse subito ad iscriversi milite nella falange di ordine per ostacolare l’onda rivoltosa.

L’esempio conquise, trascinò i timidi e gli incerti, rincorò gli entusiasti: era il fascino che conquideva, che stringeva le file.

La lotta impari ingaggiata stava per cedere alle lotte facinorose, ed Egli che subito ascoltò e comprese il verbo novello inquadrò tutta la schiera del blocco in fascio. Canosa debellò subito i nemici interni ed il Fascismo si erse qui sublime e redentore per opera precipua sua che ne sentì e ne sposò l’alta finalità, ne perseguì la fede e ne fu il propagandista non di clamore, ma l’apostolo che persuade e conquide, che con l’esempio e l’opera trascina a far proseliti ».

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Questa illustre famiglia che per oltre tre secoli ha descritto una continua vita di lavoro, è oggi rappresentata dal giovane Fabrizio Rossi che, Fascista delle prime giornate, ha ereditate molte virtù paterne, quali l’amore alla terra e l’attaccamento agli studi.

Anch’egli si è reso benemerito della cosa pubblica seguendo le tradizioni famigliari ed affermandosi come amministratore intelligente pronto e capace.

Egli nel 1927 fu nominato Segretario Politico del Fascio di Canosa; nel 1928 fu Podestà di Canosa; nello stesso anno componente del Direttorio Federale di Bari; nel 1929 fu nominato Commissario del Fascio di Minervino Murge; e tali cariche tenne sino alla fine del 1930.

Nel 1929 fu nominato Presidente della Cooperativa « N. Rossi », carica che volle lasciare il 1934.

In collaborazione di S. E. l’Ammiraglio Bucci fondò il Consorzio di Bonifica del Locone con sede in Bari del quale Consorzio fu Vice Presidente dalla fondazione fino al 1932. Con Decreto Reale fu ingrandito il perimetro consortile ed il Consorzio del Locone fu fuso con quello del Basentello.

Lasciò la carica di R. Commissario nel settembre 1933. Nel 1936 fu nominato novellamente Presidente della Cooperativa Agraria «N. Rossi », incarico nel quale egli profonde i tesori del suo cordiale temperamento, della sua competenza tecnica e della sua fattività, circondato dalla stima dei suoi concittadini.

Il giovane Fabrizio Rossi continua così degnamente le familiari tradizioni di attaccamento alla cultura; di onestà del costume, di passionato amore per l’agricoltura.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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