POTENZA ANTONIA

Fra i pochissimi nostri industriali usciti fuori da ceppo agricolo, ed affermatosi per spirito di iniziativa e per onestà intensa, va notato Antonio Potenza che, nato il 1874 da Michelangiolo, divise prima col padre e col fratello Rev. Francesco i primi passi del cammino insidioso delle attività industriali.

Il padre di Antonio Potenza era un agricoltore di Alberobello e nel 1880, pressato dal bisogno di dare un sussidio tecnico alla sua azienda agricola, impiantò nel 1877 un oleificio a trazione animale che però si beneficò dei meccanismi allora più accreditati.

Nel 1880, formatasi la Ditta Michele Potenza e Figli, ben presto l’azienda agraria ed industriale prosperò, tonificata dalla fervida attività sia del fondatore della ditta, sia dei suoi componenti.

Fra questi, notevole è stata la collaborazione del Sacerdote don Francesco, il quale, dopo aver studiato a Conversano ed a Monopoli, e dopo aver preso la consacrazione sacerdotale, si stabilì presso i suoi e divise le cure dell’azienda familiare con quelle spirituali dei fedeli distribuiti nelle campagne della frazione di Correggia nell’agro di Alberobello.

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Frattanto le quattro figliuole di Michelangelo Potenza andavano a marito. La grande, Maria Francesca, andava sposa a Francesco Lapadula che fu anche Segretario del Fascio di Noci; la seconda, Palma, sposò Pasquale Pinto, che ha fondato a Bari una importante fabbricazione di coltelli; l’altra, Vita Grazia, andava sposa al prof. Tommaso Giudice di Castellana. L’altra sorella, Nadia, è rimasta nubile e convive col fratello don Francesco.

Il trappeto a trazione animale subiva, col progredire della meccanica e con l’aumento sensibile della produzione olearia dell’agro alberobellese, si trasformava in trappeto metallico con sei presse da sette pollici, due da nove ed uno da dodici con forata.

L’ansia di assecondare i bisogni locali soprattutto e le tendenze istintive portarono Antonio Potenza, che aveva assunto la direzione dell’azienda, a fondare un mulino e quindi un forno meccanico che ebbero singolare fortuna.

In aggiunta a queste attività industriali, l’azienda Potenza creava una azienda commerciale cui sovrintendeva la moglie di Michelangiolo Potenza, Angela Rosa Pugliese. Collaboratrice fervida e miracolosa del marito e dei figli, un vero campione di madre pugliese, capace di sacrifici, di rinunzie e di laboriosità infinita.

Alla fine del secolo scorso e dei primi anni del secolo corrente, l’azienda Potenza, agricola, industriale e commerciale, si afferma come una delle prime della provincia di Bari.

Singolare infatti è l’incremento che questi nostri conterranei seppero dare non soltanto alle attività industriali, ma anche a quelle agricole. In quest’ultimo settore dell’azienda, furono introdotte attrezzature moderne e criteri altrettanto moderni di conduzione agricola e zootecnica.

Il bestiame da latte della Ditta fornì materia prima all’industria casearia locale, fu segnalata come degna d’esempio da coloro che soprintendevano al ritmo agricolo della provincia. Anche la vigna fu particolarmente curata e quando la fillossera ne distrusse i ceppi antichi, i Potenza furono fra i primi ad introdurre gli innesti su ceppo americano..

Quando nel 1928 Michelangiolo Potenza morì, ottantasettenne, la Ditta era nella sua piena fioritura. Antonio continuò ad investire dello stesso fervore l’azienda e la portò avanti con successo fino al 1933, fino a quando cioè anch’egli fu colpito dalla Parca crudele, lasciando. un incolmabile vuoto nella casa.

Con la morte di Antonio Potenza è cessata ogni e qualsiasi attività industriale dell’azienda. Solo quella agricola è condotta attualmente con sicura alacrità dal Rev. don Francesco che, oltre ad essere un degno Sacerdote, è un cittadino che onora la sua terra con le opere di pietà e con l’amore all’agricoltura.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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