PETRUZZI GIOVANNI FASANO

Ecco un giovane agricoltore che conosce, per familiare tradizione, come la terra ripaga coloro che la sanno intendere ed amare e che le dona quotidianamente attenzioni e cure adeguate alle necessità autarchiche della Patria, intonate alle moderne esigenze della tecnica agraria.

Il padre si sposò nel 1905 con Anna Minoia di Castellana, ed ebbe due maschi, Giovanni e Leone. Quando si sposò aveva soltanto 4000 lire. Si diede prima alla mezzadria alle dipendenze della famiglia Signorile di Bari; quindi prese in affitto la masseria « Grezza » di Donna Marietta Bianchi maritata a Giovanni Signorile e madre dell’ing. comm. Giuseppe di Bari.

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Il suo spirito di sacrificio e di rinunzia, le sue capacità tecniche gli valsero qualche risparmio che egli impiegò nell’acquisto della masseria Padule delle Monache. L’azienda s’estese fino alla masseria Calderizi, posta in tenimento di Fasano e già appartenente alla famiglia Meoevoli. Più tardi acquistò parte della masseria Signora Cecca della Congregazione di Carità di Monopoli.

In questi suoi poderi egli portò sensibili miglioramenti, piantò oliveti, mandorleti e vigne allevandoli con ogni amorosa cura e portandoli ad ottima produzione.

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Recentemente e, per l’acquisto fatto di una masseria nel Tarantino, Vito Petruzzi si è stabilito definitivamente in questa sua nuova tenuta lasciando il figliuolo Giovanni nelle preoccupazioni e nelle cure della conduzione della masseria Ghezza. Questo giovane agricoltore segue le tradizioni paterne di laboriosità e di capacità; ha compiuto gli obblighi di leva ed è stato richiamato per esigenze militari in A. O. I. Iscritto al P.N.F., egli è sempre tra i primi al richiamo delle opere di pietà e di assistenza, affermandosi in Fasano come una delle migliori e più agguerrite promesse della nuova agricoltura.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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