PETRUZZELLI FRATELLI

La storia dei fratelli Antonio ed Onofrio Petruzzelli è storia di volontà e di lavoro, è storia di fede cieca nella propria fortuna; è storia di audaci e non di tremebondi, di lottatori e non di privilegiati dalla sorte.

Al principio dell’800 un capitano di velieri, figlio di Beniamino Petruzzelli, ricchissimo armatore di Trieste, cominciò a frequentare, ancora giovanissimo, il porto di Bari a causa dei traffici familiari. Egli comandava uno dei velieri della flotta paterna che percorreva l’Adriatico ed i mari orientali, comandata da altri fratelli.

Qui questo uomo dalla pelle conciata dal sole e dalla salsedine trovò il suo amore: sbarcando ed imbarcando merci da Trieste a Bari e viceversa, egli ebbe occasione, durante le sue soste, di conoscere una ricca e patrizia signorina della nostra Terra, la impalmò e la sposò.

Il padre, per regalo di nozze, gli donò un veliero a tre alberi che a quell’epoca destò la ammirazione di tutti i Baresi, che affluirono al porto per goderne la snellezza dello scafo e la complicata attrezzatura del sartiame e delle vele. Battesimo significativo a questo matrimonio d’amore: l’invito a continuare nel pellegrinaggio marino, per le fortune della famiglia nascente.

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Lo chiamavano questo giovane capitano: « padrone Nofrio u’ triestino », ed era considerato un navigante avventuroso, coraggioso ed onesto; tanto che i commercianti ed i produttori Baresi gli affidavano, senza documenti e senza ricevute, i loro prodotti e le loro mercanzie e lo incaricavano di venderli come potesse e dove meglio credesse.

Questa fiducia egli seppe mantenere viva sempre. La frequenza di traffici redditizi gli portarono fortuna, tant’è che egli potè imitare il padre nell’allargamento della sua flotta e nel lanciare per tutti i mari levantini i suoi velieri veloci ed invadenti.

Padrone Nofrio ebbe due figli, uno a nome Beniamino che educò al comando dei velieri, e l’altro di nome Antonio che mandò invece a studiare a Vienna, dove si laureò con successo in giurisprudenza.

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Morto questo pioniere del commercio Barese marittimo, il figlio Beniamino assunse la direzione dell’azienda familiare.

Il figlio non ebbe la fortuna paterna. Egli, nell’ansia di modernizzare la sua azienda, assicurava ai commercianti baresi che non solo la merce sarebbe arrivata in buone condizioni al proprio destino, ma che la merce sarebbe stata venduta a buon prezzo.

La perdita, in un fortunale, di un veliero di sua proprietà, ed alcune di queste assicurazioni andate a male, procurarono un grave nocumento al suo bilancio. Onesto com’era, in ciò seguendo la tradizione famigliare, fu costretto a vendere i velieri ereditati dal padre per far fronte agli impegni assunti.

Perdette così l’antica ricchezza e fu costretto a continuare la sua attività professionale comandando velieri appartenenti ad altri armatori.

L’altro fratello, l’ Avv. Antonio Petruzzelli, subito dopo la morte del padre, raggiunse Trieste e vi si stabilì. Quivi, giovandosi del credito e della notorietà del nonno, morto ma non dimenticato, gli fu possibile dare un ottimo tono alla sua attività professionale. Fu accolto cordialmente dalla migliore società Triestina ed ebbe occasione di sposare la vedova ricchissima di un banchiere che aveva due figli nell’esercito austriaco, per quanto infiammati di alto spirito l’italianità.

Questi due giovani furono costretti un giorno a scappare in Inghilterra perchè sospetti di alto tradimento ai danni dell’ex impero Austriaco.

Antonio Petruzzelli non ebbe figli e quindi con lui si estinse questa ramificazione tornata ai lidi donde era partito il fondatore del ramo Barese della famiglia.

L’altro fratello Beniamino aveva per contro sposata una giovane di Bari, Teresa Volpe, notissima per la sua rara bellezza, ed aveva avuto parecchi figli, alcuni dei quali morti in tenera età ed altri invece sopravvissuti, tra i quali i due fratelli Onofrio e Antonio che dovevano poi affermarsi per le loro qualità di tenacia nel lavoro e di ardimento nel commerci, ed una figlia, Maria, che sposò l’Ing. Angelo Messeni, oriundo di Bitonto.

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Onofrio Petruzzelli junior cominciò la sua carriera di commerciante aiutando la madre che s’industriava a vendere, presso le famiglie baresi, i tessuti che il padre comprava a Trieste nei suoi viaggi quale comandante di velieri altrui; il fratello Antonio fu mandato per contro dal padre in casa dello zio, suo omonimo, che esercitava l’avvocatura con fortuna e che lo fece educare ed istruire alla scuola marinara della città di San Giusto permettendogli così di conseguire il diploma di capitano di lungo corso.

Qui a Bari il fratello Onofrio, dotato di viva intelligenza e di sovrana attitudine ai commerci, aveva dato un singolare sviluppo alla piccola azienda famigliare. Aveva, fra l’altro, iniziato rapporti diretti con una grande azienda industriale inglese, fabbricante di tessuti di cotone ed aveva cominciato una regolare ed intensa importazione di tal genere di prodotti.

Con la crescita delle attività aziendali, era cresciuto il bisogno di sorveglianza e di direzione; e fu per questo che Onofrio Petruzzelli fu costretto a richiamare in patria il fratello Antonio che diventò il suo più assiduo collaboratore.

La fortuna arrise in maniera solare ai due attivi commercianti: i loro depositi si svuotavano e si riempivano di merce appetita da cento e cento rivenditori al minuto; la merce importata dalla Ditta si affermava luminosamente sui mercati di Puglia, di Lucania, di Terra di Lavoro e di Calabria, come la migliore e la più rispondente ai bisogni delle nostre popolazioni.

Con la ricchezza si iniziò il periodo degli acquisti e della costruzione di stabili: i fratelli Petruzzelli diventavano così gli avanguardisti di quella breve pattuglia di proprietari edili e terrieri, che sorse in Bari, fra la fine dell’800 e l’inizio del nuovo secolo, a testimoniare il pletorico sviluppo e la tonificazione economica del capoluogo della Regione.

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Ma questo conquistato benessere non isolò questi due campioni del commercio barese dalla vita dello spirito. Essi, in virtù del matrimonio della sorella Maria, avevano contratto parentela con un ingegno eletto che aveva investito la famiglia dell’amore per le cose materiate di bellezza.

I due fratelli, avversi al matrimonio, convivevano con l’unica sorella e quindi legavano il loro cuore alla nuova fioritura: i nipoti crescevano in quell’atmosfera di serenità familiare nella quale, se i due fratelli donavano l’abitudine alla fatica consolata, l’ing. Messeni donava linfe di vita spirituale.

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Fu infatti quest’ultimo che, posto a contatto dell’esigenze della vita cittadina in materia di edilizia pubblica dalla sua stessa carica d’ingegnere capo del Comune di Bari, ideò, verso il 1900, la costruzione di un grande Politeama ed indusse i cognati, a finanziare l’iniziativa che aveva trovato frattanto buona accoglienza presso gli amministratori comunali dell’epoca.

C’erano state parecchie richieste di concessioni speciali avanzate al Comune da altri commercianti ed industriali baresi, ma esse rimasero oscurate dalla grandiosità del progetto Messeni.

Antonio ed Onofrio Petruzzelli, potenziando l’idea audace e geniale di Angelo Messeni, mostrarono di possedere nello stesso tempo una coscienza chiara dei grandi destini di Bari e riaffermarono una caratteristica che è orgoglio della gente di Puglia.

Questa caratteristica si concretizza nel felice accoppiamento di un abito di vita serio ed austero ad una capacità di assurgere a concezioni di ordine superiore.

I Baresi hanno sviluppatissima questa qualità; ed i fratelli Petruzzelli l’hanno comprovata in maniera incontrovertibile dedicando le loro ricchezze a quest’opera, che sembra quasi in aperto contrasto con la modestia, con la semplicità e con la severità di vita che essi hanno sempre avuta, anche quando le loro ricchezze e la loro fortuna nel commercio, sempre esercitate con probità esemplare, avrebbe loro consentito ogni sfarzo ed ogni godimento.

A tutto ciò essi rinunziarono per naturale avversione, ma nello stesso momento diedero prova di avere l’animo aperto alle più nobili idee ed al civismo più fattivo, finanziando la costruzione di un teatro, quarto per vastità fra tutti i teatri d’Italia, uno dei primissimi per tutte le moderne applicazioni della tecnica in esso profuse dall’intelletto acuto e pronto di Angelo Messeni, l’apostolo della creazione del tempio d’arte.

Il teatro Petruzzelli rappresentò, quando sorse, non soltanto una testimonianza di amore e di fede, ma anche un gesto di fiducia nell’avvenire raggiante della città di San Nicola. L’edifizio grandioso anticipò gli eventi, anticipò le realtà che oggi illuminano di luce metropolitana la Regina della Puglia.

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I fratelli Petruzzelli, dal modesto angolo del loro vecchio e glorioso fondaco dove l’affannoso lavoro dei traffici mai spense le profonde idealità che legano l’uomo alla sua terra ed alla sua città, intuirono la presente grandezza cittadina e le diedero un crisma augurale.

La cittadinanza barese fu grata ed è grata a questi anticipatori. La riprova di questa collettiva riconoscenza si ebbe il 15 febbraio 1928 quando, in ricorrenza del venticinquesimo anniversario della fondazione del Teatro, un comitato di autorevoli cittadini offrì una targa d’oro ai fratelli Petruzzelli ed all’Ing. Angelo Messeni.

Alla presenza di tutte le principali personalità del tempo, a cominciare dal Prefetto Dezza a finire al Podestà On. Araldo di Crollalanza; a cominciare dal Senatore De Tullio a finire a S. E. il generale Galati, comandante il IX Corpo d’Armata; a cominciare dal Presidente della Federazione del Commercio al Presidente dell’Unione Industriale, dai rappresentanti della grossa industria e del grosso commercio ai professionisti illustri ed ai cittadini preclari, furono tutti presenti alla significativa cerimonia.

Il senatore De Tullio disse fra l’altro in quella circostanza:

« Ed in quest’ora di legittima soddisfazione pel dovere che compiamo verso di voi, signori Onofrio ed Antonio Petruzzelli ed Ing. Angelo Messeni, alla mente nostra si affacciano in tutta loro luminosa potenza le memorie ed i ricordi del passato e le opere meravigliose ideate ed eseguite da pubblici amministratori da privati cittadini, per rendere sempre più ella e più grande la nostra Bari, oggi perla dell’Adriatico, ma domani, in un non lontano domani, vasto centro mediterraneo di nuova e più possente vita ».

E più oltre:

« Voi, fratelli Petruzzelli, avete preso il vostro posto di onore tra i benemeriti ai quali Bari deve il presente e l’avvenire. Nella vostra vita semplice e modesta, tutta dedita, da oltre lezzo secolo, al quotidiano lavoro, voi avete obbedito ad un’alta e felice ispirazione, di cui stato fedele interprete e geniale esecutore il vostro Angelo Messeni, più che congiunto, fratello.

Assenti e presenti, cittadini d’ogni grado e l’ogni classe, noi ci stringiamo tutti intorno a voi, plaudendo al vostro nome e fortemente, ardentemente sperando che altri buoni e generosi figli della Bari diletta imitino il vostro nobilissimo esempio, per la sua sempre crescente grandezza e prosperità.

Ma discorsi, premi, voti di plauso e qualunque umana soddisfazione, tutto potrà essere travolto dal tempo, tutto potrà essere obliato. Una sola cosa resterà diritta in piedi: il vostro nome scolpito là, sul fronte di questo imperituro edifizio, esposto alla memore riconoscenza ed all’ammirazione delle presenti e delle venture generazioni».

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A questo discorso fece eco la vibrante parola dell’on. di Crollalanza.

« Dopo la singolare ed eloquente dimostrazione di simpatia – egli disse – tributata dai numerosi intervenuti ai fratelli Petruzzelli ed all’ing. Angelo Messeni, e dopo le parole pronunziate dal senatore De Tullio, presidente del comitato organizzatore delle onoranze, io potrei anche tacere se non sentissi l’obbligo, per la mia qualità di Capo della Città, di manifestare ai fratelli Petruzzelli ed all’ing. Messeni la profonda riconoscenza del paese per il monumento che essi hanno creato ed a cui è legata una nobilissima tradizione d’arte.

Voi, fratelli Petruzzelli ed ing. Messeni, avete arricchito la città di un tempio il quale ha aggiunto nuovo lustro a Bari ed ha lanciato per l’Italia e per il mondo artisti di singolare valore. Per questo la cittadinanza vi ammira e vi stima. Le parole passano, ma le cose insignì restano, ed il vostro nome inciso sul frontone del Teatro sarà ricordato dai posteri come quello di cittadini che generosamente donarono al loro paese il monumento imperituro».

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La folla che quel giorno occupava tutti gli ordini dei posti del teatro, consentì alle parole di Antonio De Tullio, presidente del Comitato Organizzatore delle onoranze ed a quelle del Podestà; e tributò acclamazioni cordialissime ai tre festeggiati, quando fu ad essi consegnata la magnifica targa d’oro collocata su basamento di onice e recante la seguente dedica dettata dall’on. Augusto Cerri:

« Si compie oggi il quinto lustro – dalla memoranda sera in cui – Onofrio e Antonio Petruzzelli – inaugurarono – a maggior decoro di Bari – il meraviglioso teatro intitolato al loro nome – dalla animatrice sapienza di Angelo Messeni – costrutto – ai superbi fini dell’arte dalla glorificazione del genio – alla esaltazione della patria consacrato – la cittadinanza memore e grata – alla benemerita triade – offre acclamando – a solenne ricordo – XIV febbraio MCMXXVIII ».

Questa indimenticabile manifestazione rappresentò, per i fratelli Petruzzelli e per l’ing. Messeni, il miglior conforto alla loro opera.

Poi la morte colse Onofrio Petruzzelli e più tardi il fratello Antonio.

Essi hanno lasciato, un’impronta indelebile del loro passaggio nella vita terrena, esempio nobilissimo di quanto possano la tenacia ed il lavoro, posti al servizio di altissimi fini ideali ed affrontati nel supremo interesse del bene del paese.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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