OSTUNI ADRIANO
La storia di quest’uomo singolare espresso dalla terra pugliese è una storia che sa del miracolo e che consacra definitivamente il successo dei volitivi, degli ostinati e dei laboriosi.
Nato da Saverio, di ceppo marittimo monopolitano, nel 1892, egli ebbe soltanto un’istruzione primaria e secondaria; e nella R. Marina fu un semplice ma capacissimo meccanico. Terminata la guerra egli fu trattenuto in servizio fu addetto alla radio di Bengasi.
Erede di una bella tradizione marinara (il padre fu pilota con Nazario Sauro ed un fratello suo è pilota della Compagnia del Canale di Suez) egli visse le sue giornate di vita bengasina fra la pesca e l’esercizio delle sue responsabilità di radiotelegrafista della Marina.
Nel 1917, mentre era ancora in servizio presso la R. Marina, ebbe dal Senatore De Cillis una piccola concessione di 7 ettari alla quale dedicò le sue ore di riposo trasformando in mandorleto ed uliveto quella che era nuda ed arida sabbia.
Egli era destinato a raccogliere ben altri successi e ben altre fortune: il Capitano Gambuzza del Genio, proveniente dalle tremende esperienze della guerra carsica, lo indusse ad assumere l’appalto dei trasporti militari attraverso il deserto che egli conosceva per averlo perlustrato in lungo e in largo al servizio delle comunicazioni radiotelegrafiche del Corpo di occupazione. Prima di affrontare queste nuove responsabilità egli aveva pensato a dare armonia ed equilibrio. alla sua vita intima e si era sposato con Rosalia Catanzaro di famiglia siciliana stabilitasi, a Bengasi da moltissimi anni.
Si era nel 1919 e d’allora ad oggi le iniziali 400 lire di risparmi che egli riferisce come le propiziatrici iniziali del suo primo successo, hanno raggiunto cifre veramente iperboliche.
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A Tripoli, dove frattanto si era stabilito, la prima strada regolare gli fu commessa dal Generale Mazzetti. Egli aveva a disposizione i trasporti militari ed i soldati per lo sparo delle mine e ben presto la strada che da Tagiura va verso Sidi-Bemul e Sualdiram fu completata.
Scaltrito anche in questa branca industriale, S. E. Volpi cominciò ad accordargli tutta la sua fiducia e nel 1924 gli attribuiva la seconda concessione di 2650 ettari destinata poi a rappresentare tutte le possibilità agricole ed irrigue della nostra colonia libica, e testimoniare le miracolose capacità del nostro pugliese. La località concessagli, nei pressi di Tagiura era allo stato deserto. Adriano Ostuni che aveva assunto la responsabilità dei trasporti di materiali e di viveri al Corpo di occupazione del Fezzan, trovò il modo di dedicarsi con inusitata passione alla trasformazione della concessione allo stato di landa desertica: si ostinò a trovar l’acqua nel sottosuolo ed ebbe successo; credette nelle possibilità di piantagioni arboree ed ebbe uliveti mandorleti e vigne, volle provare le coltivazioni foraggere e riuscì nell’intento.
Oggi, a quindici anni di distanza dall’inizio delle colture, la concessione di Adriano Ostuni ha una centrale elettrica, un villaggio colonico con chiesa e circa 150 operai quotidianamente assorbiti:. Il sorriso del verde tenero dei medicai, ]a frescura dei boschi di pini e di acacie australiane hanno cangiato l’aspetto primitivo della località.
Ed è davvero sbalorditiva la complessa organizzazione di questa azienda: basta pensare che in essa vi sono ben 22 chilometri di strada, settemila metri di tubazione per conduttura d’acqua; 35 chilometri di piante frangivento; 60.001 piante di alberi di ulivi e di agrumi; 10 pozzi artesiani, uno dei quali è profondo 266 metri.
Di conserva con l’azienda agricola si sviluppò considerevolmente l’azienda di trasporto; col sorgere delle strade si svilupparono considerevolmente trasporti automobilistici, sicché Adriano Ostini si trovò ben presto in condizioni di rispondere pienamente alle più aspre esigenze della occupazione militare. Una pagina della relazione dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano sulla occupazione del Fezzan è dedicata ad Adriano Ostuni con frasi apologetiche.
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A Tripoli le necessità della sua azienda di trasporti lo portano a costruire un grandioso garage per automezzi con capannoni in cemento armato e con una officina meccanica attrezzatissima che è la più completa delle nostre province dell’Africa Settentrionale. Costruì anche due grandi palazzi al corso Sicilia, uno di 27 appartamenti e l’altro di 21 che onorano l’edilizia tripolina. Nel piano terreno di uno di questi stabili hanno trovato ospitalità gli uffici tripolini del Banco di Napoli e quelli della Pirelli.
Frattanto le necessità d’espansione della nuova Italia e l’atteggiamento ostile della demagogia negussita portavano la Patria alla conquista dell’Impero. Adriano Ostuni, con la sua formidabile organizzazione, fu subito chiamato a Massaua ed a Mogadiscio. Ben 135 autotreni egli portò seco da Tripoli e dall’Italia e potette così operare lo sgombero della banchina di Massaua e offrire mezzi rilevanti all’esercito di Graziani. Mano mano che le nostre gloriose truppe ed i nostri eroici legionari avanzavano verso l’interno, Adriano Ostuni attrezzava cantieri a Decamerè, a Dessiè, a Enda Iesus e ad Addis Abeba nell’Etiopia settentrionale; a Giggica e ad Harrar nella Somalia.
Nell’Impero Adriano Ostuni tenne così un indistruttibile primato nel campo dell’industria e dei trasporti e quando, cessate le ostilità e formalizzata la vita delle terre conquistate dal sacrificio e dal sangue dei nostri figli migliori, egli non credette opportuno di offrire le sue capacità di organizzatore ad una industria che poteva essere assunta da altri, lasciò il figliolo più grande, il diciottenne Nicola, a guidare l’azienda, e venne in Italia per affrontare nuovi rischi e nuove imprese.
Ormai l’agricoltura era diventata la sua più mordente passione e qui, nella Terra di Puglia, c’erano ancora possibilità di trasformazioni terriere che richiedevano tutto il suo ardore e tutta la sua fede di agricoltore provetto.
In aggiunta alla grandiosa villa acquistata dai Meligano sulla ridente collina di Cozzana in quel di Monopoli, villa che egli aveva ingrandita e trasformata coi conforti più moderni, egli acquistò la masseria di Monte Paolo fra Conversano e Polignano ch’era di proprietà dei Conti Miani di Polignano e quivi impose i nuovi orientamenti della agricoltura razionale.
Abituato a non sostare e a non riposare sugli allori, Adriano Ostuni acquistò, due anni or sono, la masseria della Torraca in tenimento di Palagianello già dei Conti Caracciolo-Stella e quivi, in men di un anno, portò una ventata trasformatrice che oggi rappresenta un trascinante esempio per tutti i migliori agricoltori della nostra terra.
Con uguale alacrità egli fece nuove piantagioni di ulivi, di mandorle e di agrumi, alleggerì e rinfrescò le vecchie piantagioni, portò sul terreno centinaia di buoi e di vacche; regolò alcuni corsi d’acqua che davano palude e malaria ad una valle, costruì nuovi piloni per riserve di acqua, impiantò nuovi medicai, diede modo così alla Commissione Provinciale del concorso per le migliori aziende, di offrire a lui il primo ambitissimo premio concessogli recentemente da S. E. Tallarigo Prefetto di Taranto.
Ai suoi quattro figli maschi, tre dei quali sono in collegio a Roma, si è aggiunta un’ultima bimba che è nata all’Asmara circa un anno fa. Con una famiglia siffatta, con un fervore operante di tale stile, dove giungerà Adriano Ostuni? Noi già lo vediamo e lo sentiamo come un prototipo eletto del nuovo pugliese galvanizzato dal Fascismo e lanciato verso le più luminose mete.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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