MANFRIDI FAMIGLIA
La famiglia Manfreda o Manfredi, ora Manfridi, da Monopoli, è antica ed illustre, la cui origine si fa risalire a quella imperiale di Costantino il Grande (1). Alcuni storiografi scrivono che il cognome Manfredi fosse assunto da Manfredi di Svevia, Principe di Taranto (2), ma questa asserzione non è documentata.
Invece da antiche pergamene e privilegi esistenti a Faenza, Verona e Napoli, risulta che questa antica famiglia si trasferì da Faenza a Taranto prima che il Conte Galeazzo Manfredi fosse ucciso dalla moglie, figlia di Giovanni Bentivoglio (3). Il ramo di Taranto ha dato uomini valorosi ed ivi hanno goduto gli onori supremi del magistrato, riservati ai nobili (4). Nel 1380 Antonio fu capo fazione in Taranto contro la Regina Giovanna I ed a favore di Urbano VI.
La famiglia Manfredi di Taranto si imparentò con le nobili famiglie Sicola, Protontino, Morrone, Caragnano o Carignano, Atenisio ed altre.
Alessandro, nobile tarantino, ai 24 maggio 1456 fu eletto Vescovo di Monopoli e nella Chiesa Cattedrale egli fece erigere una cappella a S. Cataldo ancora esistente alla cui base sta il suo sepolcro di marmo con questa iscrizione:
Nomen Alexandri mihi stirps Manfreda, Taranti notus: Monopoli Praesul in urbe fui. Restitui Ecclesiae Cisterninis et tibi supplex. Qui vivo hanc aram dive Catalde dedi. Con questo Presule si trasferì il nipote Guidotto, che sposò la nobile Covella de Porfido il 1466 dando così inizio al ramo di Monopoli.
Andrea fu Cavaliere e Commendatore di San Giovanni Gerosolimitano. Menelao fu celebre guerriero e nell’anno 1470 fu comandante di una Galea, armata per ordine di Re Ferdinando di Aragona. « Li uomini di questo Augusto Ceppo, scrisse il cancelliere Taccardo (5), che han fornito di fregio all’armi ed alle lettere sono: Andrea, Menelao, Riccardo, Antonio, Tadeo, Ferrante, Domenico, Camillo, Pompeo e Diomede; la gloria dei quali si conta con i giorni che vissero e si rammenterà in ogni momento della nostra posterità ».
Si imparentarono con le nobili famiglie di Taranto Capitignano, Signori del Feudo nobile di Capitignano, donatogli dal Re Ladislao in premio del loro valore. Con la Montefuscoli che si imparentò con gli autentici Principi di Taranto ed Imperatori di Costantinopoli, perciò, si fregia delle armi degli Orsini del Balzo. Con la Marese, antichi Baroni del Feudo di Puzzomauro, concesso dalla Regina Giovanna. Con l’Aquino di San Tommaso, Patrizi discendenti dagli antichi Marchesi di Vasto e Pescara. Con le famiglie Cotugno, Galeota derivata dai Seggi di Nido e Montagna, e con Capuano di Napoli. Con i Carducci originari di Firenze, con gli Atenisij, famigliari e commensali dei Re Normanni, con la Riccia, originari di Roma.
Mario Manfredi nel 1545 si imparentò con la nobile famiglia Tarsia di Conversano; Lucrezia sposò Federico Gerardi dei Baroni di Canneto nel 1545; Giovan Battista con la nobile famiglia del Negro da Firenze 1593, Porzia con Cesare Marzati nel 1603, fratello del Cardinale Marzati.
Francesco Antonio di Giovanni Vito fu Generale Sindaco dei Nobili a Monopoli nell’anno 1685. Giov. Battista fu Mario, nobile decurione perpetuo della Città di Monopoli si trasferì (anno 1604 (?)) a Napoli ed ebbe, per moglie Maria del Negro. Il figlio Alessandro da Napoli, avvocato, si trasferì a Verona. Dai vari attestati registrati in forma autentica e legale dietro l’albero in stampa mandato dalla città di Monopoli alla città di Verona ai 20 agosto 1698, si certifica che « la famiglia Manfredi che fu aggregata alla Nobiltà di essa e tutti li di lei discendenti hanno goduto come al presente godono nobiltà fra le più qualificate famiglie Patrizie dell’istessa ».
E da una fede giurata del Magnifico Archivario del 1704 e dallo esame dei protocolli, dei Notarii, con l’intervento del magnifico Vice Console Veneto, si attesta che Andrea Manfredi fu cavaliere e commendatore di Malta.
Questa nobile famiglia si è sempre distinta nelle armi, nelle lettere e nell’ordine religioso: con Vescovi, Arcipreti e Primiceri. Dopo una lunga serie di gentiluomini, presentemente questa Famiglia Patrizia è rappresentata dal N. U. Giovanni Manfridi, che si è sposato con la Nobile Fanny Antonelli. Dal cui matrimonio ha avuto otto figli: Francesco, Alessandro, Giuseppe, Giovanni, Nicola, Maria, Giulia, Emilia ed Ines.
Di questi, Alessandro e Nicola sono dottori specializzati nella oculistica. Giuseppe, avvocato, ha rivestito varie cariche pubbliche nella amministrazione provinciale dal 1919 al 1922, distinguendosi per la specifica competenza nel diritto amministrativo. E’ un valoroso paleografo e studioso di diritti feudali. Egli nel 1911 fondò a Roma la Rivista « I Supremi Tribunali Amministrativi ». Fu Vice Pretore Onorario a Roma dal 1912 al 1915. Ivi tenne una serie di conferenze al Collegio Romano, nel 1913 e 1914; e nel 1915 scrisse un’interessante monografia sui Consorzi Idraulici e la Bonifica dell’Agro Romano.
La sua attività scientifica fu sospesa per il richiamo alle armi durante la guerra, e poi fu ripresa con maggiore attività dal 1924. Tra le molteplici sue pubblicazioni le più apprezzate per profondità di dottrina e di studi storici si segnalano: « L’autarchia Comunale », « Il Feudalismo in Terra d’Otranto », « Il Feudo di Torremaggiore e il Tavoliere di Puglia », « Le Terme di S. Cesarea», « Il Feudo di Squinzano », « La Vicinia di Pieve Tesino (Trento) », « La Regola Feudale di Predazzo (Trento) », « I domini collettivi nella Venezia Tridentina», « Il Feudo di Castellana, il Monastero di S. Benedetto e la Contea di Conversano », « Le Istituzioni Feudali nella Storia del Diritto Italiano», ed una recentissima pubblicazione: « Il Diritto Pubblico Italiano », in due volumi. Egli esamina la Legislazione e la Giurisprudenza nel Medio Evo dalla dominazione degli Eredi alla Costituzione dei Liberi Comuni (dal 476 al 1492) e la Legislazione e Giurisprudenza Napoletana dalla Dominazione dei Normanni alla fine della Dinastia dei Borboni (dal 1130 al 1860).
Lo stemma di questa nobile famiglia è: Azzurro alla rovere al naturale terrazzato di verde, accompagnato da due gigli d’oro in capo e del leone passante al naturale nella punta.
(1) GIQV. PIETRO DE CRESCENZIO: Cor. della Nob. d’Italia.
(2) AMILCARE FOSCARINI: Armerista e Notiziario delle Famiglie Nobili, Notabili e Feudatarie di Terra d’Otranto.
(3) BOGLIONI: pag. 4.
(4) DOMENICO LUDOVICO DE VINCENTIIS: Storia di Taranto, vol. IV, pag. 132, Archivio Municipale e Vescovile di Taranto
(5) Genealogia della Casa del sig. Leopoldo Manfredi di Verona, pag. 41 dell’anno 1677
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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