LOPEZ FAMIGLIA

E’ la famiglia Lopez fra le più prolifiche e le più estese del mondo. Giunse di Spagna nel Mezzogiorno d’Italia, verso il 1600, con i governatori e con i capitani che la dominazione spagnuola fissò alla nostra terra e amalgamò con le nostre genti.

I Lopez sono numerosissimi in provincia di Bari ed in provincia di Lecce. Basti dire che i registri più recenti dell’anagrafe della città di Bari, al solo nome di Giuseppe, ne contano circa 40.

Essi hanno naturalmente infittito le categorie ed i ceti sociali di ogni grado.

Per evitare straripamenti d’ordine storico e familiare, che ci porterebbero molto lontani dai limiti della nostra pubblicazione, noi ricorderemo dei Lopez, soltanto il ramo che comprende nel suo seno il nostro massimo poeta dialettale, Davide Lopez.

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L’avo di lui, Carlo Lopez, fu commerciante attivissimo e fra i maggiori liberali della prima metà dell’800. Segnato nella gloriosa lista dei Carbonari, prese parte ai moti del 1848; ancor giovane, nel 1854, mancò ai vivi.

L’unico figlio suo Francesco, seguì le orme paterne quanto ad attività lavorativa ed ebbe 10 figliuoli, di cui 7 maschi.

Il primogenito Carlo, dopo aver compiuto in Bari gli studi secondari, passò, quale cadetto, alla R. Accademia Navale di Napoli.

Nel 1866, studente ancora ed a sua richiesta, prese parte alla battaglia di Lissa col grado di Guardia Marina; distinguendosi poscia per valore e per capacità nelle guerre per l’indipendenza italiana ed in quelle d’Africa.

Fu destinato pertanto al seguito di Amedeo di Savoia, allorquando questi salì al trono di Spagna.

Insignito di varie medaglie di guerra e di onorificenze italiane e straniere, ancor giovane si ritirò dal servizio militare col grado di Capitano di Vascello. Prese parte in Bari alla civica amministrazione, fu presidente della Congregazione di Carità e consigliere della Società « Puglia », circondandosi di largo credito per senso di equilibrio e per cultura.

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Gli altri germani Giovanni, Michele, Gaspare, Nicola e Agostino, oggi tutti deceduti, tennero alto l’antico tradizionale commercio di Bari. Il fratello Davide, nato il 19 novembre 1867, ha primeggiato nel campo forense ed in quello delle pubbliche responsabilità, ricoprendo numerose cariche e dando la sua valida opera all’interesse cittadino.

Per molti lustri è stato consigliere del Comune di Bari e prosindaco sotto l’amministrazione Capruzzi; ha preso più volte parte al governo dell’ Amministrazione Provinciale, ove è stato pure Vice Preside, e, per oltre un ventennio, è stato componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dell’ Amministrazione dell’Istituto Superiore di Commercio e di molteplici altre commissioni.

Dovunque ha portato il tesoro del suo equilibrio, della sua dottrina, della sua intelligenza. Presidente della Commissione Censuaria Provinciale di Bari e del Consiglio Direttivo dell’Istituto Apicella, nonchè della Biblioteca Sagarriga Visconti-Volpi, ha avuto l’onore di far parte, come rappresentante del Governo, della Commissione Mista per l’applicazione del Concordato fra la Santa Sede d’Italia nei riguardi delle Chiese Palatine Pugliesi.

E’ iscritto al Fascio dal 20 agosto 1923 ed ha pubblicato diverse pregevoli monografie, specialmente in materia di espropriazione per Pubblica Utilità e di Servitù, ei si è occupato con genialità ed acume della questione delle Acque Pubbliche.

Tra i maggiori poeti dialettali d’Italia, ha pubblicato due volumi di poesie dialettali: il primo « Canti Baresi» ed il secondo « Nuovi Canti Baresi », oltre a molteplici versi su quotidiani e riviste.

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Questo suo estro poetico che per primo ha rivelato al mondo la vera sostanza spirituale del popolo pugliese, si beneficia di una esatta penetrazione psicologica, di una soda cultura storica e di un vibrante senso di ambientamento.

La sua è una poesia che, anche quando assume lirici voli, non perde mai il contatto con la coscienza popolare che poi è coscienza universale.

Cosimo Bertacchi, nel suo aureo libro sulla « Puglia », scrisse che il Lopez ha elevato il dialetto alle altezze della lirica, dimostrando di quanta finezza di sentimento si possa colorire il linguaggio popolare. Egli così pose termine alla sua commossa esaltazione della poesia del nostro:

« Anche chi non conosce quel rude e strascicato linguaggio pugliese di Bari, sente in queste agili strofe un movimento lirico insolito alla poesia dialettale, che batte l’ala ai più lontani orizzonti, fin sulla soglia dell’eterno mistero ».

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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