LANDOLFI FERDINANDO
Domenico Landolfi aveva saputo gradatamente migliorarsi nella vita. Avendo nel 1885 intrapreso il mediatorato e quindi il commercio in prodotti del suolo, nella nativa Molfetta, crebbero i suoi figliuoli nel fervido ambiente del commercio paterno.
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Primogenito ebbe Ferdinando, che addottoratosi in ragioneria, ben presto desiderò, seguendo l’esempio paterno, sviluppare gli orizzonti che contornavano la sua vita. Giovanissimo, lo troviamo dirigente, con i più pieni poteri, della giovane industria locale «Sancilio e Calabrese» che, costituita in società industriale e commerciale nel 1913 produceva silicati di soda e sapone, occupandosi largamente di materie prime per saponi e prodotti del suolo.
L’apporto delle giovani e dinamiche energie del Landolfì servì a dare una base all’azienda che ebbe a perderlo, per l’avvenuto richiamo di lui alle armi.
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Il Landolfì, ufficiale di cavalleria, raggiunge in breve la prima linea e combatte, come suo fratello Mauro, che mai stanco di dividere le sorti buone o avverse del suo maggiore, è arruolato nella brigata Barletta ed inviato alla frontiera.
La fine del conflitto trova Ferdinando Landolfì al suo vecchio posto di lavoro, dove rimarrà ancora sei mesi, fin quando l’avvenuto scioglimento della società gli renderà facile la costituzione di una nuova azienda, la «Landolfì e Sancilio», (società di fatto con uno degli ex titolari della liquidata società) che, con un contratto a termine di quattro anni, avrà 10 scopo di ancor più potenziare la vita della cessata azienda.
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Il contratto ha una durata di soli due anni, giacchè Ferdinando Landolfi si trasporterà in Bari, il capoluogo in cui gli sono riserbati l’ascesa e il successo, per iniziare la sua vita, respirata a pieni polmoni.
Sotto la ragione sociale «Rag. Ferdinando Landolfi» la giovane Ditta tratterà solo il commercio delle materie prime per saponi, branca in cui il titolare ha raggiunto un primato notevole.
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Sarà solo dopo 9 anni che Ferdinando Landolfi, con l’acquisto dell’ex saponificio Colella, in Via Modugno, rientrerà nel fervore della vita industriale.
Si segna così la nascita del saponificio «Risorgimento» che dopo un anno si accresce di un altro stabilimento sito in via Vaccarella, mentre che al 1933 risale il rilievo in fitto degli impianti della «Soc. An. Industrie Saponiere Italiane» in via Pasubio, ed al 1936, infine, l’acquisto dello stabile e della potente attrezzatura dell’ ex «Ovattificio Pugliese», trasformati in un saponificio dei più moderni ed a grande potenzialità produttiva, con possibilità di sviluppo di impianti per altre industrie similari.
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Nella sua statura di granatiere di Puglia, brunito come una lama, dall’ eloquio misurato e con lo sguardo che incide, quest’uomo di prim’ordine, mira al suo domani con la coscienza dell’industriale moderno, che nei suoi stabili, nelle sue macchine e nei suoi operai, scorge non il bottino di una battaglia vinta, ma i mezzi e le collaborazioni per una dura, lenta, lunga guerra da vincersi.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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