LA GIOIA LUIGI
E’ questa una tipica famiglia di commercianti cresciuta e vissuta a ridosso della metropoli, nel paese che disfa e tesse le trame primiticcie dei classici traffici baresi: quelli dell’olio, delle mandorle e dei semi preziosi.
E’ infatti a Triggiano che si svolge da anni l’attività di questo agglomerato patriarcale in cui tutti i componenti han posto e pongono il granello salutare della loro fatica e della loro devozione ad un alto precetto di cristiana laboriosità.
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Il titolare della Ditta ha oltrepassato da anni la cinquantina, ma ha conosciuto a proprie spese, ed ancor giovinetto, quanto costi il governo del modesto e metodico commercio della compra e dell’immediata vendita, quanto sia difficile possedere il segreto di certi fenomeni di rarefazione artificiale dei prodotti, quanto sia aspra e spasmodica la lotta per vincere le diffidenze del produttori diretti e l’alea dei contraccolpi travolgenti delle pazzesche vicende politiche ed economiche internazionali.
Silenzioso, calmo conoscitore delle virtù e dei difetti dei generi che han formato e formano oggetto dell’attività della sua azienda, egli ha voluto che i suoi figli avessero la comprensione e la conoscenza del meccanismo dell’esportazione. Quel che egli ha creato lentamente e costantemente attraverso decenni di faticoso tirocinio gli è sembrato troppo poco per l’ardente volontà e per la promettente intelligenza dei suoi cinque figli Vincenzo, Francesco, Michele, Giuseppe e Giovanni.
La sua signora, anch’essa di ceppo mercantile, che è stata la collaboratrice dinamica e sapiente delle sue prime e vigorose affermazioni, lo ha aiutato e sostenuto in tale lodevole ambizione. Ed è così che, prima nelle scuole commerciali baresi, e poi durante una lunga permanenza all’estero, e propriamente in Germania ed in Inghilterra, il figlio suo maggiore si è agguerrito dal punto di vista culturale e dal punto di vista tecnico, nel dominio dei gangli basilari del commercio di esportazione ed ha dato conquiste nuove e raggianti alla vecchia ed accreditata azienda paterna.
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Il lavoro è concorde in questa famiglia che riassume le virtù e le audacie della gente barese; il padre guida a Triggiano la scelta dei prodotti, la madre, Stella Campobasso, dirige l’attrezzatura dell’imponente meccanismo delle macchine selettrici, i figli occupano e presidiano i complessi reparti d’amministrazione e di spedizione dell’azienda. Ma l’animatore possente di tutto questo imponente congegno mercantile è il ragioniere Vincenzo La Gioia, colui che ha imposto alla Ditta il trapasso definitivo dal regime patriarcale al regime modernamente internazionale, colui che ha aperto all’azienda orizzonti di più vasta e luminosa portata, estollendola dai parchi ed angusti cancelli dei mercati paesani.
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Ormai, per virtù di lui, la Ditta Luigi La Gioia è uno strumento poderoso di potenziamento economico regionale: dal 1929 essa occupa il primato incontrastato nel campo delle aziende pugliesi di esportazione.
Il creatore di questi successi non è soltanto un esportatore intelligente e capace, è anche un conoscitore della psiche umana e perciò un abile facitore di situazioni commerciali propizie e redditizie, uno scaltro governatore e moderatore di eventi inconsueti e difficili.
Il suo curriculum vitae più significativo si svolge infatti nell’immediato dopoguerra prima, e durante le convulsioni e rivoluzioni di molte nazioni europee, più tardi. Subito dopo l’inizio dell’attività esportatrice da lui imposta alla questa dispone di un modesto capitale di qualche decina di migliaia di lire. Il primo grosso respiro di essa è rotto dalla rovina del marco.
La Germania, tipico mercato d’importazione delle mandorle – il prodotto verso cui ormai decisamente si appuntano i miraggi del nostro – risponde alla fiducia degli esportatori italiani annullando il suo vecchio sistema monetario. La scossa non lo conturba. Egli si reca in Scandinavia per tentare di avviare colà il prodotto dei nostri alberi più preziosi e più profumati, e quivi carpisce alla sorte il segreto dei successi spagnuoli in quella nordica nazione ed in altre nazioni che assorbono il nostro prodotto.
Bisogna calibrare le mandorle, dividerle in tipi accreditati e noti, rivoluzionare il sistema di spedizione, e si accinge all’opera rinnovatrice col calore e la fede dei neofiti. E vince la nuova battaglia: conquista al nostro commercio di esportazione nuovi mercati e dà linfe di miglioramento alla bilancia commerciale italiana. E’ per questo che egli è chiamato a far parte del Consiglio del mercato giornaliero delle mandorle recentemente trasformato in Borsa Merci.
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Ma non si ferma. Egli studia la qualità nostrane, ne colpisce le deficienze; ed allora si fa propagatore, presso i nostri agricoltori grossi e piccoli, della necessità di migliorare i nostri prodotti selezionati per renderli meglio accetti ai mercati di assorbimento; ed allora si reca in Romagna ove alligna e prospera un mandorlo che produce un frutto esteticamente perfetto; ed a Cesena, con una conferenza non dimenticata, bandisce la crociata che ha portato alla intensificazione della coltivazione del mandorlo in quelle ridenti contrade ed al consecutivo allargamento del benessere collettivo.
Ormai la Romagna – terra cara a tutti gli italiani – compete con la Spagna nella produzione di mandorle grosse e lisce.
D’altro canto non si è fermato a cautelare la penetrazione del prodotto pugliese nelle nazioni medio e nord europee: egli ha raggiunto anche mercati impensati ed impensabili come quelli dell’India e dell’ Australia, portando anche in quelle lontane terre merce tricolore e guadagnando alla Puglia nuove ragioni di ricchezza e di credito.
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L’azienda della Ditta Luigi La Gioia è un esempio mirabile di quel che può lo sforzo unanime dei componenti di una famiglia fascista agli effetti della galvanizzazione e dell’ingrandimento di una attività tradizionalmente familiare e di un patrimonio che concorre sensibilmente ad irrobustire la ricchezza nazionale. Tutti per uno ed uno per tutti, nei vibranti uffici di Bari ove si manipola il congegno direttivo, organizzativo ed amministrativo dell’azienda, e nei sonanti magazzini di Triggiano e Fasano ove, sotto la guida diretta dei due coniugi che conoscono il sapore della fatica consolata e la gioia della larga figliolanza, macchine moderne e possenti accumulano e vagliano il prezioso prodotto dei nostri verdissimi mandorli.
Pel tipico commercio con queste Regioni che importano mandorle in guscio, la Ditta ha impiantato un moderno stabilimento in Fasano, stabilimento nel quale si svolge il complicato e suggestivo meccanismo della selezione delle mandorle, prevalentemente prodotte nella regione Salentina.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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