INTRONA MICHELE
Gli Introna hanno il pregio di far parte di una famiglia, oriunda proprio del classico borgo marinaro, ossia dalla città vecchia barese.
Tradizione del ceppo era il commercio, ma chi tonificò le attitudini familiari fu un Nicola Introna di Francesco, morto in Bari il 1869.
Suo padre Francesco procreò molti figliuoli, dando al giovane Nicola dodici tra fratelli e sorelle.
Nicola Introna, giovanissimo, volendo sviluppare un’attività, getta gli occhi intorno, per rendersi conto delle esigenze del mercato barese e della Puglia: a lui sembra che una cereria, in una terra in cui la religiosità ed i culti hanno una viva rispondenza nelle tradizioni e nell’animo del popolo, debba incontrare. Tanto più che in quell’epoca la lavorazione dei derivati della cera avveniva in maniera tutt’affatto primordiale e che le fabbrichette, esistenti in quell’epoca, non potevano vantare una attrezzatura industriale e commerciale. Cinque o sei operai, tratti dalla campagna ed allenati dal padrone, costituirono il nucleo primitivo di questa fabbrica. Furono installate, per la lavorazione, alcune caldaie a riscaldamento diretto, procedendosi per il resto ad una lavorazione a mano.
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Lo sviluppo dell’ Azienda fu quanto mai rapido. I mercati dei paesi vicini ed in seguito delle provincie pugliesi furono invasi e conquistati. Dopo qualche anno di lavoro, la fabbrica degli Introna avrà raggiunto un vero tono industriale e Nicola Introna potrà considerarsi alla fine di una prima tappa. Le sue nozze con Maria Cassano, della famiglia di Martino Cassano, compianto giornalista di Puglia, costituirono come un breve riposo. Da questo matrimonio nacquero quattro figliuoli: Francesco, Paolo, Lorenzo e Michele, nato, quest’ultimo, nel 1858.
Questi giovani sembrano stati modellati secondo le necessità di ausilio che l’Azienda paterna richiedeva. Ormai la fabbrica serve tutti i mercati del Mezzogiorno d’Italia, e la vita commerciale dell’ Azienda ha subito un decisivo sviluppo.
Nel 1869 il fondatore se ne va. La morte lo invola dopo una serena giornata di lavoro. Nella direzione lo sostituirà il figliuolo Paolo, che per trenta anni consecutivi non demerita della fiducia dei fratelli e del suo ruolo di capo.
A dieci anni dalla morte del padre « china come pallido giacinto » anche il figlio Francesco, maggiore dei fratelli, che aveva sposato Laura Diana, da cui aveva avuto un figliuolo che portava il nome del nonno: Nicola.
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In questa epoca, ossia nel 1879, subentrerà nell’azienda il minore dei fratelli, Michele, che avendo raggiunto frattanto la maggiore età, sarà come chiamato ad irrobustire la falange di combattimento, costituita dai suoi fratelli, e quando nel 1901 anche il fratello Paolo decede, ecco che la direzione e l’amministrazione dell’ Azienda è assunta dal fratello Michele, che darà l’inizio ad una vita di commercio ancor più feconda è più rigogliosa per la Ditta.
La fabbrica, in questi anni, da via Cappuccini, era passata in un caseggiato di proprietà familiare, in via Abate Gimma.
Michele Introna, che era già assistito nel suo lavoro dal giovane nipote Nicola, figliuolo del defunto fratello Francesco, la trasferisce in contrada Graziamonte, dove attualmente risiede ancora.
Frattanto la tecnica della lavorazione ha subito delle modifiche radicali, essendo stato introdotto il metodo della immersione a mano, ed essendo state impiantate le prime due macchine per fabbricare steariche, con dodici operai.
I mercati di vendita si sono decuplicati ed oltre che al razionale sfruttamento dei paesi del Mezzogiorno, si sono aggiunte l’isola di Malta e l’Albania.
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Michele Introna, oltre ad essere capitano della sua Azienda, fu anche, per ben meritata stima, di cui godette nella sua città, chiamato a compiti di amministrazione di Enti: fu per molti anni Consigliere Comunale, Consigliere Delegato del Comizio Agrario, Membro della Congregazione di Carità, Consigliere della vecchia e gloriosa Pro Bari, fu componente del Consiglio Direttivo della Società Anonima per le Casse economiche, e sempre fu ricercato ed utilizzato nei vari Comitati cittadini.
Fu insignito della Commenda della Corona d’Italia e di quella del San Sepolcro.
Questo modesto, tenace e magnifico lavoratore, dopo aver visto raggiunte le mete da lui assegnate allo sviluppo della sua industria, fu tolto dai vivi l’otto febbraio del 1934.
Da quell’epoca ebbe a succedergli il nipote Nicola, che già da vari anni però aveva avuto dallo zio l’uso della firma sociale.
In questi ultimi tempi l’Azienda si è beneficiata di continui e lenti progressi, sicchè oggi, per la fabbricazione di steariche e di lumini possiede trentacinque macchine, disponendo di oltre cinquanta operai.
Nicola Introna è coadiuvato dai due figliuoli, oggi già pronti per comandare e per organizzare: il cav. Francesco ed il rag. Vincenzo.
Una visita da noi fatta nei vari reparti della Cereria Introna, ci ha pienamente soddisfatti e commossi, giacchè alla precisione raggiunta nel lavoro ed alla perfetta divisione e distribuzione dei vari reparti, abbiamo visto collegati lo spirito patriarcale che salda Nicola Introna ed i suoi figli alle maestranze, che quasi risentono l’orgoglio di contribuire alla affermazione ed allo sviluppo di un’Azienda gloriosa e che è prossima a compiere il suo secolo di fondazione.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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