FERRARA RICCARDO
L’avvocato Comm. Riccardo Ferrara fu Achille discende da una famiglia signorile di Spinazzola. Dal suo albero genealogico si rileva che, da otto generazioni, di padre in figlio, i capi-famiglia erano e sono tutti laureati in legge.
Fra i suoi antenati si distinse il di lui bisavolo Pasquale Ferrara, che, nato a Spinazzola all’inizio della 2.a metà del 1700 e morto in Trani nel 1832, fu avvocato e letterato illustre.
Autorevoli notizie biografiche furon quelle dettate, alla di lui morte, dal suo contemporaneo e illustre collega avv. Cesare Soria. Ne trascriviamo un brano: « Pasquale Ferrara, ancora imberbe, aveva appreso molte lingue, e si era erudito nell’eloquenza e nella letteratura greca e latina, e, dotato di una calda immaginazione, si era reso caro alle Muse, e divenne uno degli Arcadi rinomati, Applicatosi al culto delle scienze più sublimi, divenne ben presto logico, metafisico, matematico, etico e sovratutto giureconsulto per professione. Per queste sue preclari doti di talento e di coltura egli fu onorato della nomina a Socio dell’Accademia Pontaniana di Napoli.
Vissuto parecchi anni a Napoli nel regime feudale, a lui furono colà affidati gli affari più scabri, nella cui soluzione egli rivelò le sue doti eccezionali di sapienza giuridica e di coscienziosa rettitudine.
Si trasferì poi a Trani, ed ivi, per oltre 30 anni, esercitò magistralmente, da erudito giureconsulto e da oratore eloquente, la sua professione di avvocato, sempre favorito da generale stima e ammirazione, per le sue grandi virtù di mente e di cuore ».
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Delle sue pubblicazioni molteplici, in gran parte disperse negli archivi pubblici e privati, si occuparono Giovanni Beltrani («Il divorzio in Puglia», ediz. Vecchi, 1907), Avv. Giov. Rossi («Il matrimonio medievale », ediz. Laterza, 1909), Ferd. Lambert, Gius. de Ninno, ecc. Questi rilevò dai documenti segreti della Polizia Borbonica che Pasquale Ferrara era di principii liberali, iscritto alla Carboneria col grado di Maestro; che nel 1819 predicò nella chiesa di S. Domenico in Trani a favore del regime costituzionale, e questo discorso impressionò il popolo; e che egli avversava coloro che non erano Carbonari, e spronava i correligionari all’azione.
Ed anche il di lui figlio Riccardo, del pari avvocato, apparteneva – giusta le documentazioni predette – alla Carboneria col grado di Maestro, ed era additato come effervescente.
Achille Ferrara, figlio dell’avvocato Riccardo, si laureò pure in legge, ma non esercitò la avvocatura appartenne all’ordine giudiziario, e si collocò a riposo in Bari col grado di Cancelliere di Tribunale, decedendo nel l908.
Il vivente Avv. Riccardo Ferrara fu Achille, nato in Trani nel 3 marzo 1863, si stabili in Bari fin dal 1881, e si laureò in giurisprudenza nel 1887, subito dedicandosi all’avvocatura penale e con preferenza ai giudizii delle Corti di Assise.
Nella sua prima gioventù si dedicò pure con entusiasmo al giornalismo, cominciando con lo scrivere articoli e col disegnare caricature e bozzetti dal vero nel Fra Melitone (l884), e successivamente fu redattore della Settimana, redattore principale nei primi anni del quotidiano Corriere delle Puglie e poi redattore artistico nello stesso giornale per molti anni.
Nel l889 fondò e diresse – con l’assidua collaborazione di V.N. De Nicolò, di Armando Perotti, di Carlo Massa, Gennaro Venisti, dell’on. Riccardo Spagnoletti, ecc. – il periodico settimanale Caronte, col programma di emancipare la rappresentanza politica delle Puglie dalle vecchie, infondate e sterili candidature importate e composte dal Governo, e di promuovere l’elezione Deputati dei più illustri figli di Puglia, pur di, diverse gradazioni politiche. Questo programma di animosa riscossa incontrò il favore degli uomini migliori di Puglia, e il Caronte ebbe l’onore di pubblicare autorevoli articoli di Raffaele De Cesare, di Ottavio Serena, di Maffeo Pantaleoni, ecc., e di essere la palestra settimanale del nostro V. N. De Nicolò, che sempre più andò conquistando quel generale favore, che poi valse a portarlo in Parlamento. Il Caronte ebbe parecchi anni di vita, e, benchè avesse un crescente successo di pubblico e di abbonati, cessò di pubblicarsi allorchè le cure professionali dell’avv. Ferrara, suo direttore, ne impedirono la continuazione.
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Nel 1900 – fondatosi in Bari il settimanale Figaro come organo del partito che faceva capo all’on. De Nicolò ed al già Sindaco Giuseppe Re David – l’avv. R. Ferrara fu chiamato a dirigerlo, per il l. anno, e qui si circondò degli stessi amici Perotti e Venisti, nonchè dei colleghi L. Soria e V. Conenna, e con la simpatica compartecipazione caricaturistica del compianto Menotti Bianchi, artista autentico.
Va ricordato che la prima idea della fondazione del Teatro Petruzzelli derivò da una campagna intrapresa da lui, per ottenere dal Comune tali provvedimenti di favore, da invogliare l’iniziativa concittadina. Per tale campagna si accese una polemica fra lui e il suo amico Armando Perotti, polemica che li portò sul terreno col risultato cruento di… poche goccie di sangue. Poscia più amici di prima. Ma l’idea del Ferrara fu subito portata e validamente propugnata dall’on. De Nicolò nel Consiglio Comunale, il quale non esitò a deliberare condizioni di favore eccezionale per chi si fosse accinto alla edificazione del grande ed invocato teatro. Così fu che l’ing. Messeni, invogliato da questa iniziativa, si dimise da Capo dell’Ufficio tecnico comunale, e, di accordo coi due cognati O. e A. Petruzzelli, costruì il magnifico edificio teatrale che prese il nome dei proprietarii Petruzzelli, ed è lustro della nostra città.
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Dopo questo primo periodo di vita giornalistica pugliese e sovratutto barese, Riccardo Ferrara si dedicò totalmente e con fervore all’avvocatura penale e alle lotte forensi nelle Corti di Assise e nei Tribunali.
Già in quel periodo di tempo – periodo aureo del Foro Barese – qui primeggiavano avvocati valorosi, come V. N. De Nicolò, N. Balenzano, V. N. Di Tullio ed altri parecchi. Tuttavia egli seppe ben affermarsi come difensore strenuo, coscienzioso e tenace. Gli affidarono cause importanti e gravissime, nelle quali egli seppe distinguersi per vigore dialettico, la cui fonte era principalmente il profondo studio analitico e penetrante dei fatti, dalla cui ricostruzione egli traeva l’accertamento della verità e la forza logica degli argomenti. E’ ricordata la sua opera difensiva nei famosi processi a carico del tenente V. Modugno, a Perugia; degli uccisori del dott. Introna a Lucera, dell’assassinio o suicidio di V. Taranto a Potenza, dell’assassinio Nardone di Gravina, e in tanti altri.
Ed oggi, a 74 anni d’età, egli si mantiene tuttora in gamba, con indomito spirito giovanile, felice di spezzare ancora qualche lancia nell’agone forense.
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Una nota caratteristica emerse in lui: la passione per l’Arte.
Per innata vocazione, egli è stato sempre un fervidissimo amatore d’arte, un amico e protettore degli artisti, un provetto dilettante e un intelligente collezionista di dipinti pregevoli. La sua copiosa e scelta raccolta di quadri contiene lavori di pittori illustri, sovratutto ottocentisti e per niente… novecentisti! Circa 300 quadri gli fanno gradita compagnia. Questa sua speciale dedizione all’Arte e agli Artisti ha molto contribuito alla propagazione dell’amore della pittura d’Arte in questa nostra Bari, dove, fino a venti anni fa, la volgare oleografia ornava quasi tutti i salotti. Ora egli ha donato la sua preziosa Collezione alla Provincia di Bari acquistandosi una benemerenza che sarà ricordata nei secoli.
Il di lui figliuolo Cav. Vittorio Ferrara, trasferitosi dal 1919 a Genova, ha saputo colà affermare e consolidare il suo valore di avvocato commerciale, mostrandosi ben degno dell’avita tradizione forense familiare.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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