FANELLI FAMIGLIA
La famiglia Fanelli è una delle più antiche nobili di Martina Franca. Originata da un Giovanni Fanelli, gentiluomo della città di Tolosa, che ebbe i figli Pasquale, Nicolò e Stefano, tutti capitani di cavalli, aveva servito il Re Alfonso I. d’Aragona di Napoli, nelle guerre contro i fiorentini a difesa del Duca di Milano. A ricompensa di ciò, Pasquale fu nominato Tesoriere Maggiore in Bari, Niccolò, Governatore Generale di Rossano in Calabria, e Stefano, che era persona ecclesiastica, ebbe da Papa Alessandro VI., la Badia Mitrata di S. Benedetto di Bari. Questa famiglia fu Patrizia di Bari e di Giovinazzo, e nobile di Andria. Mario, Nicolò-Sabino, Giovan-Tomaso e Sigismondo, furono Sindaci di Bari, e Domenico valente avvocato morto in Foggia. Il predetto Mario, come Sindaco del Popolo, governò fedelmente la città di Bari nel 1524. Nicolò-Sabino la governò nel 1569. Giovan-Tomaso e Sigismondo, erano Sindaci de’ Nobili, e la governarono, il primo nel 1633, l’altro negli anni 1685 e 1688.
Prospero, celebre cassinese, fu rinomato poeta. Di lui abbiamo: Colloquium Christi Moysi, et Elioe habitum in Montem Thabor. Cesare, nato a Torino nel 1659, educato in Napoli dai Gesuiti all’amore verso i classici, compose vari epigrammi in lingua latina, nei quali si ammira la vena facile e copiosa e l’armoniosa struttura dei versi.
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Nel 1529, quando ferveva la lotta tra l’imperatore Carlo V e Francesco I, Re di Francia, Martina Franca, fu assalita dalle orde di Maramaldo. I martinesi, volevano eliminare la lotta, ma ogni tentativo fu vano e dovettero prepararsi alla difesa. Dopo ben sette giorni di assedio, venendo a mancare le munizioni e i viveri per continuare la resistenza, i martinesi riposero ogni loro speranza in un aiuto soprannaturale. L’Arciprete del tempo, convoca il popolo in Chiesa per implorare dal Santo Protettore il suo soccorso. Il Sindaco del tempo, era D. Antonio Fanelli che, prese le chiavi della città, unitamente al Parroco, le deposita nelle mani della statua del Santo Protettore, La mattina seguente, 16 giugno 1529, ottavo giorno dell’assedio, la città viene salvata dal miracoloso intervento del Santo.
Nel ‘700 sono da notarsi, nel partito Borbonico i germani Lelio, Angelo e Liborio Fanelli, tutti discendenti da Antonio Fanelli e figli dell’avvocato Ambrogio Fanelli anche lui sindaco dal 1734 al 1737 e agente dello stato del Duca.
Lelio sposò in Napoli nel 1821 e fu padre dell’ardente mazziniano Giuseppe Fanelli. Angelo sposò Cecilia Alò. Liborio sposò D. Comasia Blasio. Da questo ramo, discende D. Francesco Fanelli che ebbe Ambrogio, Liborio, Domenico, Giuseppe e Comasia.
Liborio, sposò una Maggi; Comasia sposò il Dott. Vito Ricciardi di Taranto e Giuseppe sposò Amalia Semeraro ed ebbe i figli Carmelo, Francesco, Domenico e Brunetta. Si che oggi, unico discendente di questo ramo dei Fanelli è Carmelo che ha delle vistose e immense proprietà che va trasformando. Ha un importante allevamento di animali, fra i quali, vanno notati i famosi asini da monta. In merito a tali attività e per la campagna granaria, ha meritato parecchi premi e diplomi di benemerenza. Dedica tutta la sua attività all’agricoltura, rendendosene conto personalmente da vero competente. Nel giugno 1909, tenne una conferenza su «La questione del rimboschimento» a Napoli al Congresso Agrario Meridionale.
E’ dedito a studi di matematica e il suo nome è riportato nella prefazione di un libro del Prof. Alfonso Del Re, della R. Università di Napoli.
Attualmente abita il magnifico e inestimabile Palazzo Fanelli in Via Cavour a Martina, vero gioiello di arte che nel ‘700 Ambrogio Fanelli, fece decorare dal pittore martinese Domenico Carella.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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