DIVELLA FRANCESCO
Ecco un uomo che può onorare con la sua memoria, una famiglia.
Esempio mirabile di capacità lavorative, di intelligenza e di virtù organizzative, Francesco Divella è passato per tutte le fasi della macinazione del grano conoscendo dapprima le ristrettezze e le privazioni e conquistando poscia un considerevole posto nel campo dei molitori della Provincia di Bari.
Il padre suo Vincenzo, era commerciante di cereali e quando si spense, il nostro, nato nel 1872, aveva soltanto 18 anni ed aveva anche responsabilità verso la madre e verso i fratelli. Egli portò avanti il modestissimo commercio paterno fino all’età di 20 anni, fino a quando cioè, sposandosi a Rutigliano con Anna Pepe, figlia del proprietario di un primitivo palmento per farina a macine di pietra, ne volle assumere la conduzione.
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Acquistato intatti il palmento dal suocero, Francesco Divella si dedicò a questa poverissima industria e rimase a Rutigliano fino al 1914, fondando nel 1903 un piccolo mulino che lo riscattò dai fastidi del preistorico palmento e creando, nel 1911 un bene attrezzato pastificio annesso al mulino.
Quando nel 1914 il mulino di Francesco Divella fu distrutto da un incendio, egli, coraggioso e fiducioso com’era nel proprio avvenire, non si sgomentò. Attraverso sacrifizi non pochi creò nel 1916 l’attuale mulino automatico che soccorre non soltanto i bisogni di Rutigliano ma anche quelli dei paesi viciniori.
Avventuroso e sopratutto desideroso di lasciare una posizione salda e sicura ai figliuoli che frattanto erano nati (Vincenzo, nel 1903 e Francesco successivamente), credette opportuno di ingrandire la sua azienda molitoria e acquistò tra il 1923 e il 1924 il suolo adiacente alla stazione ferroviaria di Noicattaro dove doveva sorgere per volontà sua il grandioso opificio per macinazione e pastificio che oggi viene annoverato tra i primi della regione pugliese.
Subito dopo, infatti, Francesco Divella inizia la costruzione dell’opificio e lo gestisce personalmente per circa un anno e mezzo giovandosi della collaborazione sia dei primi figli, sia di Domenico, che nasce dalla seconda moglie Agata De Bellis.
Dal 1925 al 26 Francesco Divella gestisce l’opificio che conosce le sue ansie i suoi sacrifici e la sua volontà di vincere e quando nel 1926 una morte inopinata ne stronca la forte fibra, sono i figli che conducono ancora per poco l’importante azienda.
La scomparsa di Francesco Divella non è soltanto cagione di cordoglio per i suoi familiari. E’ motivo di compianto per i suoi concittadini di Noicattaro e di Rutigliano, suo paese di elezione; è motivo di rammarico per tutti coloro che nella nostra terra hanno imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. Così nell’elogio funebre pronunziato davanti alla salma lacrimata dall’Avv. Nicola Positano De Rossi, veniva precisato questo generale sentimento.
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Nel luglio del 1930 la vecchia società familiare tra i tre figli del defunto Francesco Divella, si trasformò in società in accomandita e soci accomandatari divennero i fratelli Vincenzo e Domenico Divella; Ercole Lonero e Giovanni Di Pierro, i due ultimi scomparsi innanzitempo.
L’azienda prospera tonificata dalla attività non comune dei giovani soci, sia accomandatari che accomandati ed è fra le migliori della Terra di Puglia.
Il nome di Francesco Divella è così degnamente esaltato e ricordato.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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