DI CHIO FELICE – ACQUAVIVA DELLE FONTI

Felice di Chio non è di Acquaviva. E’ nato e vissuto nei suoi giovani anni a Spinazzola che da secoli ospita la sua famiglia.

In Felice Di Chio l’attaccamento alla terra discende per li rami. Il padre è un vecchio agricoltore nato nel 1848 che ha tenuto fede alla tradizionale purezza del costume esercitata nella famiglia e nella società. Felice è il secondo degli otto figli (sette ancora viventi) che il vegliardo ha avuto avviandoli alla conduzione .delle sue masserie poste nei tenimenti di Genzano, di Spinazzola e di Palazzo S. Gervasio.

Fu appunto Sebastiano Di Chio a creare attraverso sacrifizi e rinunzie il patrimonio famigliare e a dare una rilevante produttività ad essa.

Granicultore tra i primi, egli accolse le risultanze delle più recenti esperienze in materia di concimazioni e di conduzioni di culture estensive, raggiungendo ben presto traguardi di primato. Allevatore, appassionato, egli ha posseduto stalloni di razza alfana ed ha allevato fino a 5000 pecore, affermandosi così come uno dei più forti produttori di lana della Provincia di Bari.

Felice Di Chio si trasferì ad Acquaviva in occasione del suo matrimonio con la signorina Maria Giorgio, di ceppo di massari formidabili, forse gli ultimi eredi di quell’architetto Giorgio che nel ‘500 diede i tesori della sua arte all’armoniosa facciata della Cattedrale acquavivese attingendoli alla migliore scuola veneziana del tempo soccorsa ai suoi primi studi di figliuolo privilegiato della Regina delle lagune.

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La famiglia Giorgio è di quelle che non possono essere dimenticate in uno studio di progressi dell’economia agricola di Acquaviva. Innamorati della terra, essi trovarono conforto alle loro fatiche nella loro formidabile complessione fisica. Come tutti i giganti, i Giorgio hanno avuto ed hanno un cuore d’oro. Anche la Signora Maria, tolta ai viventi or sono pochi anni, era donna di fattezze non comuni e di qualità morali eccelse. I figli che sono nati da tale unione, rappresentano quindi degnamente la migliore razza italica e pugliese preparata a raccogliere ed a perpetuare nel tempo qualsiasi miraggio imperiale.

A simiglianza dei nonni materni e paterni, a simiglianza del padre stesso, questi ragazzi han legato la loro sorte a quella della prosperità delle loro terre. Anche il più grande, Sebastiano, che ha attualmente 27 anni ha trovato il modo di conciliare i suoi studi di Giurisprudenza col suo attaccamento alla terra.

Piantatori di viti, di ulivi e di mandorli furono i Giorgio, piantatori delle stesse piante preziose sono essi; e se fosse vissuto il fratello Giovanni morto innanzitempo mentre frequentava il Liceo, anche questi avrebbe dato fatiche e cure alla terra madre.

Felice Di Chio, staccatosi completamente dal patrimonio terriero famigliare, ha portato sia nel patrimonio dotale della moglie sia in quello acquisito successivamente, eccezionali capacità tecniche, che hanno procurato all’azienda non pochi riconoscimenti autorevoli.

Basta dare una scorsa ai diplomi che sono modestamente raccolti nei documenti famigliari e pochissimo esibiti nella ariosa casa posta alla via di Gioia, per trovare i documenti che renderebbero orgoglioso qualsiasi agricoltore.

Son diplomi di medaglie d’argento, di bronzo e di oro conquistate nei concorsi e nelle mostre, sia enologiche che ortofrutticole, rimontanti nientedimeno fino al 1906, all’epoca in cui Milano tenne a battesimo la famosa Mostra Internazionale per l’inaugurazione del traforo del Sempione.

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Fra gli acquisti più rilevanti fatti nel settore terriero, da Felice Di Chio, va segnalato quello della Masseria di Grotta-Giglio del Principe Zunica di Cassano acquistata nel 1916 e subito migliorata con impianti di vigneti e di oliveti. E’ in questa masseria che può verificarsi con lusinghiere e confortanti promesse, quello che può dare la terra quando è curata da uomini avveduti e fedeli aperti al richiamo non soltanto della tradizione ma anche della modernità.

La famiglia Di Chio è imparentata coi Rosati di Spinazzola, coi Dell’Oglio di Bisceglie coi D’Alonzo di Gravina, coi Perniola di Santeramo e recentemente coi Pellegrini di Andria. Una figliuola infatti di Felice Di Chio si è sposata con un Pellegrino della Ditta omonima che si è affermata in Andria come la vessillifera dell’industria molitoria pugliese.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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