DELL’AQUILA FAMIGLIA

I signori Dell’Aquila, antica famiglia di Laterza, professionisti e proprietari terrieri, vivevano la vita patriarcale di un tempo, amministrando il loro patrimonio a mezzo di massari. Curavano la cerealicoltura ed avevano grosse mandre di pecore e di vacche, ed una magnifica razza di cavalli, i cui prodotti erano acquistati a preferenza dal R. Esercito.

Alla morte del dott. Floriano e dell’avv. Pietro, eredi questi del fratello sac. Giuseppe; provetto amministratore, il sig. Antonio, figlio di Giovanni, che portava il nome del nonno, ereditò gran parte del patrimonio di famiglia. Laureatosi in giurisprudenza in Roma nel 1887, dovè rinunziare all’esercizio professionale per dedicarsi all’amministrazione del patrimonio in ossequio al volere dei suoi genitori.

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Comprese Antonio che bisognava migliorare, non estendere le terre, e si accinse all’opera.

In 70 giorni creò una strada perfetta con trincee, terrapieni, ponti e ponticelli della lunghezza di 3 chilometri con diverse diramazioni nella tenuta Campanello, un erboso di qualità scadente in cui dominavano pietre, sterpi e rovi, ed in pochi anni ne fece un magnifico oliveto. Diroccata la vecchia casa colonica, ne costruì una nuova con stalle, olive modello, concimaia, cisterne, pollaio e colombaio; impiantò una vigna di uve scelte, regolò tutti i piccoli scoli d’acqua, costruì infinite briglie per contenere il terreno, e quel pezzo di deserto è oggi un oliveto specchiatissimo, che dà di già la sua bella produzione, e gli alberi, parecchie migliaia, benchè giovani, sono già dei colossi mercè tutte te cure: spurga razionale, somministrazione abbondante di concimi organici, debitamente corretti con concimi chimici, ed appropriata lavorazione del terreno.

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Cadutagli in divisione una masseria in tenimento di Castellaneta, senza casa colonica, immediatamente costruisce una strada dalla provinciale al bosco, la fronteggia di tigli, e nel bosco vi costruisce una casa colonica modello, con fienili, pagliere, locali per gli operai, stalle, rimesse, forno, capanne, ovile, casa per i pastori, cisterne, casa soprana per i coloni, ed in ultimo la casa padronale, a cui dà forma di castello, dalla cui alta torre si scorge il Jonio, Taranto e le sue isole. Punto incantevole e di buona villeggiatura in mezzo al bosco ridotto a riserva per la caccia alla beccaccia.

In Bari unifica il palazzo sbrandellato fra tanti parenti, vi innalza il secondo piano, e lo decora esternamente ed internamente da farne uno dei più bei palazzi signorili di Bari.

Venuta la crisi delle case, costruisce a ridosso dell’antico palazzo un altro magnifico e moderno che si discosta dalle antiche costruzioni e pur dalle nuove, formando dei graziosi appartamenti con vani nè troppo grandi, nè piccoli, tutti pieni di luce, ben disimpegnati, con tutto il conforto moderno, appartamenti molto richiesti ed apprezzati.

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E si torna in campagna, ove per i bisogni degli armenti si crea un altro ovile modello con concimaia e quanto occorra con la relativa strada fronteggiata questa da lecci. E si costruiscono tante piccole case coloniche per piccoli poderi, e si piantano nuovi olivi, si riduce la terra a scaglioni, dove necessario, si allevano gli olivastri nei boschi, si innestano quelli che già comportano l’innesto, si trasforma un parco di mandorli in un giovane uliveto e frutteto, ed in ultimo si impianta un trappeto. Tutto ciò sotto la esclusiva direzione del signor Antonio, è un modello del genere. Locali ampi, ben ventilati, muniti di termosifone, locali disimpegnati ed adatti, macchinario di prim’ordine, forza e luce distribuite dappertutto; recipienti ed utensili tutti in metallo, acqua dappertutto, canali sotterranei che raccolgono acque di rifiuto per convogliarsi in apposita concimaia; ed in ultimo un « inferno » speciale da cui si raccoglie con la massima facilità olio ogni giorno, mentre le acque di vegetazione automaticamente si scaricano per canali in cemento nel prossimo burrone.

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Sono già messi a posto magazzini perfetti per cereali, cantina per famiglia, caciolaio, e già si progettano posture per olio, nuove capanne, nuove strade e nuove buche per la prossima piantagione di ulivi.

Il Sig. Antonio non si dà mai tregua, e, pur essendo anziano, vive vegeto e sano ed in perfetta tranquillità di spirito, e trova qualche volta dei ritagli di tempo per occuparsi di discipline storiche e feudali, tanto per variare. E’ una vita vissuta, piena di soddisfazioni morali e materiali; è un dovere compiuto verso i propri autori; è un dovere compiuto verso la numerosa prole; è un dovere compiuto verso la nazione e verso gli operai che in gran numero lavorano presso l’Azienda.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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