DE TULLIO ANTONIO
Antonio De Tullio fu uno di quegli uomini che in sè riassumono i voti, le aspirazioni e le speranze di tutta una gente protesa a formarsi il suo glorioso posto al sole, che sentono la responsabilità e la coscienza del governo della cosa pubblica alimentandola del loro miglior sangue, della loro miglior fede.
Antonio De Tullio rappresenta infatti per noi l’esponente migliore di una generazione che assolse il compito di preparare il degno terreno all’avvento della Bari Mussoliniana.
Nato da modesto ma attivo commerciante il 22 marzo 1854, egli si nutrì dell’atmosfera che vibrava allora nel cuore dei buoni italiani vogliosi di vedere raccolte in regime unitario le sparse membra della madre patria.
E mentre nel fondaco paterno egli apprendeva dal padre e dalla madre – una Corvo oriunda di Gaeta – collaboratrice saggia ed operosa del marito, ogni meccanismo del commercio, nelle ore di tregua si accordava la gioia di alimentare la sua nativa spiritualità a contatto dei libri galvanizzatori di Gioberti e delle poesie patriottiche e gentili di Leopardi.
Crebbe così fra i richiami dell’azienda familiare ed i richiami delle battaglie del Risorgimento in pieno sviluppo e fu, nella sua giovinezza, ottimo poeta lodato da Giuseppe Garibaldi, da Francesco Prudenziano, da Augusto Conti e da altri. Fu così che egli, trovatosi ben presto ad affrontare – a causa della morte precoce dei suoi genitori – le responsabilità della azienda paterna, non soltanto questa avviò verso migliori destini, ma ebbe modo di studiare i problemi legati alla rinascita della nostra regione travagliata da mille mali e della Città di Bari che, per la sua posizione topografica e per il suo violento ansito di crescenza, richiedeva provvidenze urgenti e radicali.
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Pertanto nel 1881, a soli ventisei anni, con una vocazione molto lusinghiera, entrò a far parte del Consiglio Comunale di Bari rimanendovi lunghissimi anni e sedendovi anche come assessore.
Prosatore arguto ed efficace, pubblicò articoli battaglieri su molte scottanti questioni dell’epoca, specialmente d’ordine economico, richiamando su di sè l’attenzione di studiosi e di uomini di governo.
Queste sue ottime qualità giornalistiche gli procurarono però nel 1883 un processo per propaganda irredentistica.
Questa paurosa vicenda non scoraggiò affatto Antonio De Tullio perchè l’anno successivo, in occasione della inaugurazione della bandiera della « Associazione Commerciale ed Industriale » creata da un altro grande concittadino e precisamente da Saverio Costantino, padre del nostro Federale, sciolse, dopo aver parlato della funzione mercantile di Bari, tutto un inno « alla schiava Trieste », sospiro e sogno di ogni buon italiano, sospiro e sogno di ogni buon pugliese.
Ed è precisamente con questo discorso lirico nella forma, santo nella sostanza, misurato nello stile, che il De Tullio cominciò ad imporsi anche come oratore efficace e suadente.
Ancor più questa sua virtù rifulse nelle memorande battaglie ingaggiate per ottenere che i governi ponessero mano alla costruzione dell‘Acquedotto Pugliese, opera portata a compimento soltanto dal Governo Fascista. E’ ricordevole un formidabile discorso tenuto al Teatro Piccinni nel comizio del 30 gennaio 1887.
Il De Tullio fu nominato nel 1888 Consigliere della Camera di Commercio di Bari che presto divenne la grande palestra ove si dovevano temprare e misurare tutte le inesauribili energie di questa magnifica tempra di cittadino, onore e vanto della nostra Terra. Egli vi rimase ben quarantadue anni e cioè fino al 1930. Nel 1895 ne fu nominato Presidente e tale carica gli fu riconfermata all’unanimità per undici volte consecutive, costituendo così un caso veramente unico nella storia delle Camere di Commercio Italiane.
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In questi quaranta anni, egli ricoprì infinite altre cariche facendo rifulgere, in tutte, la sua sapienza, l’ingegno suo brillante e le doti di fervente patriota e di cittadino esemplare. Così fu, a sua volta, nei « Consiglio Superiore del Lavoro»; nel « Consiglio Generale del traffico »; nella « Commissione Reale per i Trattati di Commercio » e qui a Bari fece parte dell’Amministrazione Provinciale in qualità di « Consigliere », della «Commissione Provinciale di Ricchezza Mobile» per trentasei anni e durante la guerra fu Presidente del « Consorzio granario» e dell’ «Ente Provinciale dei Consumi».
Ma è presso la nostra « Camera di Commercio » che egli mise in luce le sue formidabili qualità di lottatore e di appassionato e tenace studioso dei problemi economici d’Italia e della nostra Regione in ispecie.
Non vi fu questione, per quanto modesta, che avesse attinenza con gli interessi economici della Puglia, che non formasse oggetto del suo attento studio e del suo concreto interessamento.
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In memorabili convegni a carattere economico tenuti a Milano, a Napoli, a Palermo, a Roma, ad Ancona, a Brindisi e nella stessa Bari, egli portò la sua parola saggia e pacata lottando contro i fautori del protezionismo industriale che misconoscevano i diritti dell’ agricoltura.
Altri problemi affrontati dal De Tullio sono l’opposizione al modus vivendi con la Spagna concorrente a danno dei vini italiani.
La lotta in difesa dell’agricoltura contro la potente « Associazione delle Società per Azioni », fondata a Roma, e che aveva invocato che l’Italia adottasse il sistema della tariffa autonoma; campagna condotta per ottenere, a favore dei nostri vini, la clausola della nazione più favorita nel trattato di commercio da stipulare con l’Austria-Ungheria; il discorso tenuto ad Ancona per il riscatto e l’avocazione allo Stato delle ferrovie meridionali; le numerose mozioni per la trasformazione dell’ esercizio economico Bari-Taranto in esercizio ferroviario statale e per il doppio binario Brindisi-Ancona; la difesa strenua effettuata a Napoli in seno al Convegno di tutte le Camere di Commercio di Mezzogiorno per la continuazione dello storico sistema dei trattati e della clausola della Nazione più favorita; l’interessamento svolto presso i governi per un nuovo grande bacino portuale a Bari, interessamento in seguito al quale si riuscì ad ottenere nel 1917 una legge speciale che dichiarava il porto di Bari di pubblica utilità.
Sotto la presidenza di Antonio De Tullio la Camera di Commercio di Bari assurse ad autentica notorietà e i voti da essa formulati furono sempre tenuti in particolare considerazione dalle Autorità di Governo. Così nel marzo 1922, il De Tullio fu incaricato dal Ministero del Commercio di recarsi a Parigi per l’Imminente ripresa delle relazioni commerciali con alcuni Stati ed a Londra, poi, quale esponente di una delegazione di studi capitanata dai Sottosegretario di Stato on. Rubilli.
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Nell’immediato dopo-guerra la sua attenzione e quella camerale furono essenzialmente rivolte ai grandi problemi cittadini: il Gran Porto di Bari ed il Deposito Franco. Non furono tuttavia trascurati problemi d’ordine generale quali quello del trattato di commercio con la Germania e la vigile tutela degli interessi regionali, nel 1925, in occasione della modifica delle nostre tariffe ferroviarie.
Notissimi sono gli studi degli uffici commerciali, provocati dal De Tullio, in merito alla questione del Gran Porto. Ma è anche noto che nulla o ben poco si sarebbe ottenuto se non fosse sopravvenuto il Fascismo. La soluzione integrale del problema, per cui ben può dirsi che Bari è ormai avviata a grandi destini, ce l’ha data unicamente e solamente il Duce.
Altra conquista barese del nostro concittadino, tenacemente voluta e realizzata è il «Punto Franco» meritatamente intitolato al suo nome, e che costituisce senza dubbio il principio di un potente strumento della nostra attrezzatura mercantile.
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Ma egli non limitò la sua azione di valorizzazione della nostra Terra ai discorsi ed alle conferenze, alle mozioni ed agli scritti polemici.
Volle che i pugliesi mostrassero le loro capacità di lavoro e la genialità e bontà dei loro prodotti, spingendoli a partecipare alle maggiori Fiere nazionali ed internazionali. E fu, bisogna riconoscerlo, un vero trionfo!
Alla Esposizione di Torino del 1898, a quella di Parigi del 1900, alla crociera nell’America Latina, alle diverse Fiere Naviganti in Oriente, a quella di S. Louis, e dopo la guerra alle Fiere di Trieste, Bologna, Tripoli, Milano, la Puglia industre e laboriosa rivelò al mondo il suo vero volto e nuove relazioni furono allacciate, nuovi importanti sbocchi furono procurati ai nostri prodotti.
Nè va dimenticato che fu per volere del De Tullio che, sul finire del XIX Secolo, la Camera di Commercio prese la iniziativa di una Grande Mostra a carattere Agricolo-Industriale da effettuarsi a Bari. Essa fu inaugurata solennemente dal Duca di Genova, in rappresentanza di S. M. il Re e dal Ministro delle Finanze Paolo Boselli. I risultati furono ottimi sotto ogni rapporto e la sua organizzazione fu altamente elogiata dai Ministri Pelloux, Lacava, Salandra.
Fu precisamente il De Tullio che all’indomani della magnifica prova del 1900, costituì un Comitato per la organizzazione di una nuova Mostra regionale e che in seguito, affermatasi l’idea di una Fiera Meridionale Adriatica, fece votare alla Camera di Commercio uno stanziamento di lire 100 mila. Sopravvenuta la grande guerra, fu d’uopo rinviare l’iniziativa a tempi migliori. Ma nel 1924, Araldo Di Crollalanza, Michele Viterbo, Sergio Panunzio, Raffaele Gorjux, con nobili e vivaci articoli insistevano sulla assoluta necessità di creare a Bari una grande « Fiera Campionaria Internazionale» da intitolarsi Fiera del Levante.
Nel 1926 il nostro illustre concittadino fece votare per questo scopo, dalla Camera di Commercio, lo stanziamento annuo di un milione di lire, subito imitato dal Comune e dalla Provincia che stanziarono, ciascuno, un’egual somma.
Ma solo la volontà operante e l’amore del Duce per Bari resero possibile la bramata realizzazione dell’invocata Fiera.
Il 12 dicembre 1928 veniva così costituito legalmente l’ « Ente Autonomo Fiera del Levante», con Antonio De Tullio Presidente, ed il 6 settembre 1930 si inaugurava la prima manifestazione alla augusta presenza di S. M. il Re. Bari aveva così un nuovo formidabile strumento per la sua espansione economica!
Il De Tullio cedette il bastone del comando al suo degnissimo successore, on. Larocca, nel maggio del 1931, e nel novembre dello stesso anno, per la tarda età, rassegnò le dimissioni, da Vice Presidente del Consiglio Provinciale della Economia Corporativa.
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Antonio De Tullio ebbe vivo il culto della famiglia e fu sposo e padre esemplare. Educò i figli alle idealità di Patria e durante la grande guerra fu lieto di vederli combattere valorosamente sui campi di battaglia.
Ma bisogna pur affermare che molte delle opere da lui compiute furono realizzate solo perchè il clima politico d’Italia aveva subito, per opera del grande Capo, una radicale trasformazione.
Antonio De Tullio salutò con gioia e con incrollabile fede l’avvento del Governo Fascista.
Fu lui che nel 1923 propose alla Camera di Commercio il voto, formulato poi dal Commissario Prefettizio al Comune, per il conferimento della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
Tanta illuminata e fervente operosità non poteva rimanere senza premio ed è così che a settant’anni egli fu nominato Senatore del Regno.
Antonio De Tullio pertanto va annoverato fra i benemeriti della nostra Terra.
Sia il suo operato di esempio ai nostri figli per le sempre maggiori fortune della Patria.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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