DE DATO FAMIGLIA

Le prime notizie sulla Famiglia de Dato a Molfetta, datano dal giugno 1574, anno in cui furono fatte le due liste di piazza: quella delle famiglie nobili e quella del popolo; a questa ultima fu assegnata la Famiglia de Dato con il privilegio di fregiarsi dell’Arma di Famiglia. Pare che essa fosse oriunda dal Napoletano (alcuni credono invece, venuta dalla Toscana). Il certo è che da quando si stabilì a Molfetta ad oggi, è sempre stata famiglia proprietaria agiata, imparentata con famiglie ricche della Provincia, e, per il suo vivere onesto e laborioso, ha sempre meritata la stima ed il rispetto nella Città natale e nella Provincia.

Stefano de Dato, nato a Molfetta nel 1812, ebbe da sua moglie, la Sig. Caterina Pastore (nipote di S. E. il Generale D. Gaetano Pastore, Ispettore delle Fanterie di Linea di S. M. Ferdinando II, Re delle Due Sicilie) un unico figlio maschio: Corrado, che educò alle discipline letterarie e commerciali.

Corrado de Dato ebbe tre figli maschi: Stefano, Raffaele e Fran. Giacomo ed insieme alla di lui consorte, D. Maria Marinelli (di Terlizzi), li educò all’amore della Religione, della Famiglia e della Patria; facendone dei buoni soldati, professionisti, e commercianti.

Diamo brevi cenni, sulla scorta di alcune notizie attinte, sui maggiori componenti di questa illustre famiglia.

STEFANO DE DATO (Seniore)

Nacque a Molfetta il 1812 da Corrado e Lucia De Gennaro.

Egli è il fondatore della Azienda Commerciale che ebbe inizio il 1836.

Le sue prime mire furono dirette a Trieste e, per quanto sin da quell’epoca ebbe forti concorrenti, seppe, con fine tatto commerciale, conquistare la preferenza del mercato, grazie alla sua: conoscenza perfetta dell’ articolo ed alla sua integrità commerciale, poichè, fin da allora, altre Ditte non si curavano eccessivamente della qualità, e succedeva spesso, che mentre gli olii di marca S.D. erano venduti anche viaggianti, quelli di altre Ditte, sostavano molto tempo sulla piazza prima di trovare il compratore. La merce veniva affidata ai Capitani marittimi che con golette facevano il traffico. Egli seppe fin d’allora tagliare gli olii di Molfetta con le buone qualità di Bitonto e di Palo del Colle; ragione questa, del trionfo della marca S. D. a Trieste; unica marca allora riconosciuta e quotata alla Borsa Commerciale.

Stefano de Dato fu il primo di Molfetta ad allargare il commercio oleario a Marsiglia, e si accerta aver egli spedito i primi oli filtrati su quella piazza.

Nel 1871, alla Esposizione Int. delle Industrie Marittime di Napoli, meritò la menzione onorevole, ed il 1872 la Società Umanitaria a pro dell’Onesto Commercio lo nominò socio onorario con assegnazione di medaglia d’oro.

Nel 1890 si ritirò dal commercio affidando completamente l’azienda a suo figlio e cessò di vivere a quasi 91 anni, nel 1903.

CORRADO DE DATO

Nel 1870, ritornato da Trieste, ove aveva fatto pratica presso la primaria Ditta Oblaser, Corrado De Dato aprì, d’accordo col di lui padre Stefano, un’azienda commerciale per proprio conto. Mantenne la marca già fortemente accreditata S. D. e per distinguerla da quella di suo padre la fece di color rosso, invece che nero.

La nuova marca confermò il successo dell’ altra.

Corrado de Dato allargò molto il commercio; dirigendosi specialmente in Francia, ove ebbe un vero trionfo con i suoi tipi di S. D. extra.

In virtù del tipo costante, e per nulla curandosi di qualità inferiori, mantenne costantemente un deposito a Marsiglia ed a Salon, importante centro oleario, dove ebbe clienti fedeli tutti i migliori commercianti che acquistavano, senza mai chiederne campioni, il suo S. D. li 1899 iniziò il suo commercio con Bordeaux, e presto conquistò il mercato oleario, inviando in quella città vagonate intere del suo prodotto ricercato. Estese poi il commercio in tutta la costa della Gran Bretagna, zona di pesca delle sardine, nonchè nel Portogallo, specialmente a Lagos e Satubal, ed a Tours fu l’unico fornitore.

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In Italia trattò molti affari su Venezia, Ferrara, Livorno, Genova, Pisa, Ancona, Carrara, sempre con i suoi tipi di olio puro e di qualità superiore, filtrati con metodo speciale, consistente in un doppio strato di cotone cardato che ritirava direttamente da Genova.

Altro suo ramo fu il commercio di semi di senape, facendo grosse spedizioni specialmente a Bordeaux ed a Vienna.

Trattò il commercio delle mandorle sgusciate, in grande stile, unicamente con qualità scelte, come le « avole » di Sicilia; le «montrone» e le «santoro» di Andria; le «fragiulie» di Bisceglie; le «montrone» di Molfetta; nonchè le cosidette « mandorle di Francia », qualità che egli, portandone i rami da Marsiglia, innestò a Molfetta, con esito insperato.

Annualmente Corrado de Dato visitava la sua clientela olearia, riportando sempre copiose ordinazioni, specie dalla Francia.

Non volle mai adattarsi ai «tagli» con raffinati, ed agli acquisti degli olii della «Linea» e della «Calabria», o di altre qualità inferiori di Puglia, si mantenne sempre fedele ai suoi tipi superiori di olio puro di oliva, ragione questa che la sua clientela si ridusse, specialmente nel dopo guerra.

Anche egli, come suo padre, fu amatore di traffici marittimi e comproprietario di velieri. Nel 1896 fu uno dei maggiori propugnatori per la formazione, a Molfetta, di una Società di Navigazione a Vapore, che doveva denominarsi RESPA, progetto che per varie ragioni non fu portato a compimento.

Fu dei primi azionisti della Società di Navigazione PUGLIA di Bari; sussidiò largamente le industrie di Molfetta, specialmente il Laterificio Fontana, Minutillo e C. e l’impresa della Luce Elettrica della quale fu buon azionista. Fondò, con altri soci, una fabbrica di spirito (De Dato, Samarelli e C.) che, per poco rendimento, ebbe poca vita.

Malgrado la sua avversione alla politica militante, venne eletto consigliere comunale dai due partiti in lotta: il monarchico ed il repubblicano; ma presto dovette dare le dimissioni perchè gli affari non gli permettevano di frequentare le sedute del Consiglio. Fu il primo Presidente della Società di Pubblica Assistenza sorta a Molfetta nel 1903, carica che mantenne con decoro e molta signorilità per molti anni, fino a quando non furono accettate le sue volontarie dimissioni.

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Per molti anni fece parte della Camera di Commercio di Bari, godendo, oltre la fraterna amicizia, la massima considerazione del Presidente Antonio de Tullio e del Segretario Generale Bertolini, che, entrambi, spesso chiedevano a lui pareri in materia commerciale. La fiducia che egli godeva presso la Camera di Commercio era illimitata, al punto che, in seguito a frequenti contestazioni circa la qualità degli olii venduti e non spediti conformi ai campioni, la Camera di Commercio di Bari e quelle francesi, si accordarono sulla base che ogni vendita dovesse avere il campione depositato a Bari ed, all’atto della spedizione, la merce dovesse venire verificata a Molfetta da Corrado de Dato.

Fu, pure, Vice Console del Governo Austro-Ungarico per Molfetta e Bisceglie, ed accettando la carica per la quale concorrevano diverse personalità della Provincia, si riservò la completa libertà commerciale. Mantenne tale carica, fino al 1913, con eccezionale correttezza e senza alcun compenso, al solo scopo di potere portare giovamento al commercio pugliese, del quale, con Antonio de Tullio e pochi altri, fu costante sostenitore e propalatore.

Mantenne, per molti anni la carica di membro della Commissione Reale per la definizione dei Valori delle Dogane (a Roma) trattando la I. categoria: Olii, spiriti e bevande.

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Corrado de Dato, interventista convinto, ebbe a vedere i suoi tre figli servire, contemporaneamente la Patria, durante la guerra mondiale, nel R. Esercito e nella R. Marina.

Egli sentì, nel movimento fascista, che valorizzava la Vittoria delle Armi Italiane, il trionfo delle idee sane che dovevano portare la Nazione al posto che, per il sacrificio dei suoi figli, meritava occupare nel Mondo e fu orgoglioso potere ospitare in casa sua i Ministri del Governo Nazionale Fascista: le LL/EE. Ciano. Bisi e Marescalchi.

Fu Cavaliere Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia; ebbe decorazioni dal Governo A. U. e medaglie e benemerenze dalle Esposizioni dove figuravano i suoi prodotti.

Cessò di vivere nel 1928 all’età di anni 83 e fino agli ultimi giorni tenne con lucidità di mente, la direzione della sua Azienda commerciale con quella correttezza e scrupolosità e quella signorilità di modi che lo distinsero in tutta la sua vita e lo fecero amare e stimare da quanti lo conobbero.

STEFANO de DATO (Juniore)

Stefano de Dato fu Corrado, fu educato, fin dall’infanzia all’amore del mare, come i suoi antenati; concorse per l’ammissione alla R. Accademia di Livorno; nell’Ottobre del 1888 vi fu ammesso come allievo del I. corso e, nel 1893, a 20 anni, ne uscì col grado di Guardia Marina nello Stato Maggiore Generale della R. Marina. Fece una rapida carriera: il 1895 fu promosso Sotto Tenente di Vascello; il 1898, Tenente di Vascello; il 1913 Capitano di Corvetta ed il 1916, Capitano di Fregata. Il 1922 lasciò il servizio militare e per i suoi buoni precedenti di carriera e le sue ottime qualità morali, fu promosso il 1923 Capitano di Vascello ed il 1929 Contrammiraglio nella Ausiliaria e, nel 1930, per limiti di età, passò a far parte della Riserva Navale. Nel 1935, è stato richiamato in servizio quale Ispettore per la Zona Pugliese e Lucana per la preparazione premarinara della Nazione.

Prese parte alla Guerra Italo-Turca quale Comandante di Silurante di Alto Mare e di Nave da Crociere (in Mar Rosso) e nella Guerra Mondiale, prima col grado di Capitano di Corvetta, come Comandante di Squadriglia di Siluranti di Alto Mare e di Cacciatorpediniere e, col grado di Capitano di Fregata, come Comandante in 2. della R. Nave Pisa e Comandante in l. della R. N. Re Umberto (destinata alla difesa della Base Navale di Vallona) e dell’Incrociatore Ausiliario “Città di Siracusa” con il quale, nei primi giorni dell’Armistizio, trasportò truppe e rifornimenti a Trieste ed a Pola, navigando nell’Alto Adriatico ancora ingombro di mine nemiche. Nel dopo guerra, fra le altre cariche ebbe quella di Capo di Stato Maggiore del Comando Militare Marittimo di Sebenico dove, con la sua opera, alimentò la fiaccola di Italianità della Dalmazia, ansiosa di unirsi alla Grande Italia.

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Ritiratosi dal servizio, per condizioni ambientali di famiglia, aiutò suo padre nel disbrigo delle faccende aziendali e nella Ditta.

Con entusiasmo e profonda convinzione, fu fascista fin dalla prima ora.

Il 1925, nelle prime elezioni fatte dal Governo Fascista, ebbe il massimo dei voti; ma non accettò la carica di Sindaco, offertagli con insistenza, perchè non si riteneva preparato alla amministrazione della cosa pubblica.

Il 1927, fu nominato Primo Podestà di Molfetta, carica che tenne fino al Novembre del 1929 e che riprese il 1931 per lasciarla il 1934 in omaggio alle nuove disposizioni Ministeriali.

Fa parte, dal 1927, del Consiglio Provinciale della Economia Corporativa, quale Presidente della Sezione Marittima; del Consiglio Generale del Banco di Napoli, del Comitato Esecutivo, del Consorzio Obbligatorio per l’Istruzione Tecnica e del Comitato Provinciale per l’Istruzione Tecnica.

Inoltre, è Presidente del Comitato di Patronato O. N. M. I. di Molfetta, da lui istituito fin dal 1927, Commissario Consorziale Regionale del Consorzio delle Scuole per la Maestranza Marittima (con Sede a Roma e presieduto dal Grande Ammiraglio Thaon di Revel) Presidente della Sezione della Lega Navale e, per recente nomina, Ispettore Regionale per la preparazione premarinara della Nazione per la Zona Pugliese e Lucana.

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Oltre queste cariche ed altre di minore importanza, il Contram. de Dato, fu per dieci anni Presidente del Consiglio di Amministrazione della Scuola Materna, Commissario Straordinario Provinciale dell’Istituto “Apicella” per la rieducazione dei sordomuti e ciechi della Regione; Primo Fiduciario del Dopolavoro a Molfetta e poi Vice Presidente del Dopolavoro Provinciale.

Come Podestà, fu funzionario diligente ed integro. La Città di Molfetta, durante la sua amministrazione dallo stile fascista si è trasformata ed abbellita. Fra le opere più importanti, occorre ricordare: il Monumento ai Caduti e la Cappella Ossario al Cimitero, il grande Mercato all’ingrosso del pesce con annesso il frigorifero e la Scuola di Pesca Industriale, il Sotto-passaggio sulla via di Terlizzi (aspirazione di decenni dei Molfettesi) la Palestra coperta dell’O.N.B. e la pavimentazione di una buona parte delle strade principali della Città.

E’ fregiato della Croce dei SS. Maurizio e Lazzaro, per benemerenze acquistate nella vita pubblica ed il 1933, fu nominato Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia.

RAFFAELE de DATO fu Corrado

Nato a Molfetta il 1874, compì gli studi secondari a Molfetta e gli Universitari a Roma laureandosi in Medicina e chirurgia il 1901.

Sin dall’inizio esercita la sua professione a Roma come specialista di malattie dei bambini. E’ professionista amato e stimato dalla sua eletta clientela e da quanti lo conoscono.

Egli da varii anni è medico fiduciario della Confederazione degli Industriali. Fu volontario nella Guerra Mondiale e vi prese parte come Ufficiale Medico.

Per i suoi meriti personali è stato insignito di diverse onorificenze; l’ultima delle quali è la Commenda dell’Ordine della Corona d’Italia.

FRANCESCO G1ACOMO de DATO

Nato a Molfetta il 1879 indirizzò i suoi studi per dedicarsi al commercio e potere assistere suo padre nell’ Azienda.

Dopo avere assolti gli obblighi di leva, mise famiglia sposando la Sig. D. Elisabetta Russo di Vito Luigi (di Modugno) dalla quale ebbe un figliuolo maschio e tre figliuole.

A soli 42 anni, nel 1921, soccombette ad un malore violento.

Studiò, con passione le belle arti, avendo a Maestri: Michetti e Barbelli.

Prese parte alla Guerra Mondiale come richiamato, nell’Arma di Cavalleria.

CORRADO de DATO fu Francesco Giacomo

Nato a Molfetta nel 1912 (cento anni dopo il suo bisnonno Stefano de Dato).

E’ studente universitario nella Facoltà di Giurisprudenza.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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