DE CORATO GIUSEPPE AZIENDA

I De Corato hanno nel sangue la passione per le attività orticole. Da circa due secoli tale passione agita e galvanizza questa famiglia andriese costringendola a risolvere problemi di cultura e problemi di traffici sempre inerenti alla vita degli orti. Ed è così che vediamo un De Corato legare alla coltivazione il commercio al minuto e all’ingrosso dei semi di ortaggi.

Siamo al 1848 e con un commercio locale che non trascende i confini delle Regioni Meridionali e che si polarizza intorno al sistema delle Fiere.

Riccardo de Corato seniore frequenta le Fiere di Puglia, della Lucania e della Terra di Lavoro ed impone all’attenzione degli interessati i suoi semi selezionati; distribuisce ad un vero esercito di venditori ambulanti il frutto delle sue fatiche di coltivatore attento ed oculato e riesce a dare una tonalità mercantile alla sua azienda.

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Il figlio Giuseppe, che nasce nel 1853, non appena giunto a giovinezza, aiuta il padre nella di lui quotidiana attività e prepara all’azienda l’avvenire radioso che più appresso doveva sorriderle.

Il primo successo deciso perviene alla Ditta attraverso la presa di contatto con il commerciante tedesco Krupper. Questi conosce i prodotti della Ditta che gli sono forniti dalla rete di rivenditori organizzata dal De Corato; rompe i rapporti con gli intermediarii e si pone a diretto contatto col capo dell’azienda attivando un commercio che, fra il 1860 e il 1886, fa la fortuna dell’erede della familiare tradizione, Giuseppe De Corato, che succedendo al padre nella conduzione dell’azienda, vi porta il tesoro della sua nativa saggezza e delle sue intuizioni in materia di commercio di semi da orto.

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Le vecchie preoccupazioni selettive che avevano fatto il credito delle sementi coltivate dal padre si intensificano in lui sensibilmente e portano la Ditta ad una notorietà internazionale.

La modesta eredità avuta dal padre, insufficiente all’intensificazione del suo commercio, egli integrò con larghe affittanze di terreni seminatoriali, che trasformò in terreni produttori di semi ortalizi.

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La sua divenne una vera e propria azienda specializzata nella coltivazione e nella vendita, su vasta scala, di tali prodotti. Dapprima la produzione e il commercio rimasero circoscritti ai semi di cavolfiore, ma poi passò a quelli delle cipolle e dei porri e finalmente a quelli delle lattughe e dell’insalata.

Semi ricercati molto in Germania e che acquistarono rinomanza in Inghilterra, in Francia, in Olanda, in Danimarca, in Isvezia, in Svizzera e perfino nelle lontane Americhe.

Particolarmente interessante per lo studioso degli sviluppi dei commerci pugliesi è l’audacia e l’ostinazione di questo magnifico campione della borghesia agricola di Terra di Bari.

Durante la guerra, privato della collaborazione dei suoi cinque figliuoli grandi (Riccardo, Francesco, Antonio, Peppino e Pasquale) e del commercio con la Germania, egli chiese ed ottenne il permesso di raggiungere la Francia ove si procurò la fiducia di molte Ditte che sostituirono ottimamente quelle tedesche (Damman ed Herb fra queste) che il conflitto aveva costretto ad allontanarsi dall’Italia.

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Intensificò la coltivazione diretta dei semi ed allargò così l’esportazione verso i Paesi alleati o neutrali, in ciò ausiliato dal figlio Francesco che frattanto aveva ottenuto l’esonero dai vincoli militari.

Egli si era sposato a 23 anni con la signorina Natalizia Chieppa, di ottima famiglia andriese, ed aveva avuto otto figli la cui educazione aveva curato con fedele ossequio ai migliori precetti antichi.

Col crescere della famiglia erano cresciuti i suoi bisogni, ed egli si rese conto di questo dovere abbandonandosi senza remora alla più strenua operosità.

Questo sistema di vita gli portò fortuna ed egli potette sensibilmente allargare il suo patrimonio, tant’è che nel 1917 acquistò, fra l’altro, la masseria « Pandolfelli » dai marchesi omonimi e nel 1922 la famosa masseria « Rivera » di proprietà dei duchi di Paganica.

Nella gestione di questa masseria estesa per circa 570 versure, egli manifestò le sue eccezionali qualità di trasformatore e bonificatore di terre.

Infatti egli ha potuto lasciare ai suoi figli questo comprensorio tutto trasformato in oliveti e vigneti in pieno assetto di moderna attività produttiva.

Dopo la morte di questo magnifico esponente del nostro ceto agricolo, morte avvenuta qualche anno fa, l’azienda fu ereditata dal figlio Francesco il quale, a sua volta aiutato dai suoi attivi figliuoli, ha continuato e continua la paterna opera, mantenendo vivo il commercio dei semi con paesi italiani ed esteri e permettendo così ad Andria un considerevole apporto economico.

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Senza dubbio la Ditta Giuseppe De Corato e Figlio ha un primato indiscutibile nel campo dell’esportazione di tali semenze e non ha in Italia rivali che possano oscurarne la rinomanza.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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