DE BARTOLO FRANCESCO
Nato in Terlizzi nel 1860, appena laureato in Giurisprudenza si trasferì, nel 1882, in Trani, ove esercitò l’avvocatura fino al 1926, epoca della sua morte.
Dotato di grandissimo ingegno, si formò da sè stesso una salda e multiforme cultura. Conseguì larga fama come giurista e fu circondato da profonda stima come galantuomo il suo valore lo impose e fu in breve uno dei principi di quel valorosissimo Foro che seppe mantenere in una luce di gloria la tradizione della Corte di Appello di Trani. Fu per diversi anni componente di quel Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e più volte presidente del Consiglio dei Procuratori.
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Restio agl’inviti di entrare nelle politiche competizioni, non esitò ad essere fra i primi nel promuovere la lotta contro quello che definiva l’« attentato criminoso del bolscevismo » sintetizzando così il suo pensiero in una risposta che nel 1919 egli dava ad un appello lanciato dai Combattenti tranesi: « Credente sempre nella forza dell’idea, ho dovuto essere assente dalla vita pubblica locale, che ho visto sempre organizzata a base di clientele e di interessi personali. Assistetti al dilagare della decadenza del pensiero nazionale sostituito da barbare importazioni; alla formazione ed elevazione di una borghesia usurpatrice, senza capacità, del governo, e, senza diritto, delle gioie della vita. Acuii lo sguardo ed ebbi un palpito all’affacciarsi delle radiose teorie di rinnovamento sociale a base di giustizia e di verità; ma restai deluso per la rapida conversione dei grandi ideali in una concezione materialista del mondo, che doveva, in prosieguo, giungere fino alla stupida, assurda, iniqua lotta contro l’intellettualità, principale affermazione dell’umanità ».
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Educò nel suo Studio diversi discepoli che hanno vivo il ricordo e la memoria dell’integro Maestro.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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