CAPOBIANCHI E TIBERINI

Verso la fine del 1800 sorse in Ancona una grandiosa azienda pel commercio dei coloniali che dal farmacista Alfredo Capobianchi, di antica famiglia pesarese, prese la sua denominazione. Epperò nella Ditta incideva l’azione degli altri fratelli di Alfredo Capobianchi, e particolarmente Aristodemo, che fu il primo gestore della vecchissima Ditta.
L’azienda ebbe un grande sviluppo, e non soltanto in Ancona, ma anche in altre città ove venne impiantando potenti ed attive succursali, e cioè a Foggia ed a Castellammare, dove si fissò uno dei fratelli Capobianchi. Più tardi, e precisamente nell’1898, la Ditta aprì una succursale a Bari, che fu diretta da Aristodemo Capobianchi, il quale portò avanti l’azienda con squisita gentilezza e con grande capacità.
I Baresi che hanno ormai oltrepassato la quarantina, ricordano questo bell’uomo dai baffi prolissi, dal chiaro ed incisivo accento marchigiano, prodigo di cortesie alla numerosa clientela animatore solerte del negozio di coloniali, che ancora oggi vive la sua fiorente vita in quell’angolo ormai storico, posto tra via Vittorio Veneto e via Calefati, che s’identifica col centro propulsore del dinamismo cittadino.

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Egli era un po’ tutto in quel negozio; era il direttore, il banconista, il custode geloso della tradizione di correttezza che aveva resa illustre la Casa anconetana.
A questa attività di vendita al minuto, che ancora oggi attira la folla di clienti al più antico negozio di coloniali che vanti la città di Bari, era ed è legata un’altra attività: quella della vendita all’ingrosso di coloniali, di alcool, di frutta secca e di alimentari in genere.
Anche quell’attività si allargò considerevolmente ad opera di questo eletto campione del commercio marchigiano.
Aristodemo Capobianchi morì il 1911 e siccome i figliuoli suoi erano ancora minorenni, l’azienda continuò sotto la gestione della Ditta madre, la quale nominò gerente Giovanni Tiberini, nipote del titolare.
Nel 1919 i germani Tiberini, che erano figli di una sorella dei Capobianchi e tre eredi del Capobianchi rilevarono l’azienda barese, dando luogo alla nuova Ditta Capobianchi e Tiberini; e così, nel 1922, Adriano Tiberini si trasferì a Foggia, per dirigervi la succursale di quella città, ed i fratelli Giovanni ed Ascanio, insieme ai consoci Mario e Carlo Capobianchi, continuarono la gestione dell’azienda barese.
Morto Aristodemo Capobianchi, la Ditta ha avuto, ad opera di questi giovani successori, educati alle scuole baresi, e quindi baresi di elezione un singolare sviluppo. Essa è passata dalla vendita all’ingrosso ed al minuto dei coloniali all’assunzione di appalti di forniture militari e civili nel Mezzogiorno d’Italia ed anche in altri centri della Penisola.
Questi giovani esponenti del commercio barese, che hanno sempre dato prove di rettitudine ed hanno mostrato la più viva comprensione delle loro responsabilità, sono ormai ritenuti tra i più forti detentori e manipolatori del meccanismo del commercio dei coloniali di Bari e della Puglia.
Essi rinverdiscono così la tradizione degli attivissimi fratelli Capobianchi, cui Ancona della Terza Italia deve molto della sua odierna tonificazione mercantile.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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