BIANCHI FAMIGLIA
Luigi Bianchi seniore (1797-1885) sposò Maria De Martino da Monopoli di cospicua famiglia e diede inizio a notevole attività commerciale, portando a grande incremento specialmente il commercio oleario locale, dando – con i vasti mezzi di cui disponeva – particolare aiuto alla classe agricola ed a quella dei produttori. La sua attività ed il suo peculiare intuito lo posero ben presto in grado di essere a Capo di una casa assai importante nel campo delle attività agricole e commerciali del paese, poichè non tardò a fondare un’azienda agricola di prim’ordine, che sviluppò con criteri di precursore, acquisendo speciali benemerenze nei riguardi di coloni ed affittuari delle sue terre.
Ebbe quattro figli di cui tre maschi:
Giuseppe, (1821 – 1896) laureatosi in legge presso l’Università di Napoli, dedicatosi per qualche tempo alla Magistratura e poi domiciliatosi a Bari, ove portò notevole contributo alla cosa pubblica, ricoprendo importanti cariche (Consigliere ed assessore del Comune – Consigliere e Deputato Provinciale) nelle quali il suo ingegno ebbe la possibilità di recare grande concorso alla risoluzione di importanti problemi, quali ad esempio la costruzione del palazzo dell’ Ateneo ora sede della R. Università.
Raniero, (1823-1892) che residendo in Fasano si dedicò in particolar modo all’agricoltura in cui concentrò la sua attività personale, dopo avere gradualmente ridotto e poi eliminato il ramo commerciale dell’azienda. Nell’ambito della produzione agraria introdusse in tutta la sua vasta proprietà terriera miglioramenti essenziali atti a giovare alla economia cittadina ed alla massa dei lavoratori che trovarono in lui costante e sicuro benefattore. Fondò la Banca Fasanese, ispirandone le direttive nello interesse dell’economia cittadina.
Fu il primo a costruire in Fasano (1874) uno stabilimento per molitura di olive, adottandovi prontamente i sistemi e gl’impianti più moderni dell’epoca, secondo i criteri che il Ravanas andava suggerendo nel barese. Ricoprì diverse cariche pubbliche, ma preferì ben presto lasciare ad altri le ambizioni amministrative, senza per altro rifiutarsi però dal portare i suoi consig1i nell’affrontare e risolvere le più importanti questioni cittadine, il che conferì a lui grande stima e popolarità nelle diverse categorie sociali, dalla quale tuttora viene ricordato, anche per effetto della sua munificenza nel soccorrere e beneficare quanti ne avessero bisogno.
Damaso, (1825 – 1885) il quale laureatosi in ingegneria presso l’Ateneo Napoletano e ritiratosi nella nativa Fasano, cominciò ad esercitarvi la professione, progettando e dirigendo molte opere sia private che pubbliche, fra cui specialmente notevole il teatro cittadino che, dopo il Piccinni di Bari, fu uno dei primi della provincia e dei più belli.
Nel periodo del Risorgimento (1860) ricoperse la carica di Sindaco provvedendo con vivo amore alla cosa pubblica in rapporto alle esigenze che nel nuovo ordinamento assumevano capitale importanza. Riuscì così ad ovviare alle gravi conseguenze di un prolungato periodo di carestia e di siccità, meritandosi la riconoscenza dei concittadini.
Florinda, sposatasi in Casamassima al Sig. Vincenzo Azzone.
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Dei germani di cui è cenno innanzi:
Giuseppe, sposò in Bari Anna Milella, avendo sei figliuoli, fra i quali Damaso che, dedicatosi alla pittura, portò il duplice amore per l’arte e per la sua terra esaltata nei suoi dipinti, di cui gran parte è nella Pinacoteca Provinciale di Bari. Egli magistralmente riprodusse scene, ambienti e paesaggi caratteristici di Puglia.
Raniero, sposatosi in Palo del Colle con la N. D. Rachele Mininni Jannuzzi, ebbe quattro figli Maria, Luigi, Vincenzo e Francesca.
Fra questi, le due sorelle ebbero a sposarsi, la prima in Conversano col Nob. Nicola Accolti Gil Vitale, l’altra in Nardò col Barone Egidio Personè. I fratelli Luigi e Vincenzo si dedicarono ancora, perpetuando la tradizione famigliare, specialmente all’incremento agricolo della loro azienda terriera. Ciò non escluse però che essi, quando le circostanze lo esigessero, portassero la loro apprezzata opera nelle pubbliche amministrazioni. Così Vincenzo fu Sindaco di Fasano, e specie nel periodo della guerra europea diede mirabile esempio di attività, energia, dirittura morale, riuscendo a risolvere brillantemente i numerosi e gravi problemi di quel tempo eccezionale. Deceduto in Bologna nel 1932, la famiglia volle ricordarlo col donare all’E. O. A. una villa alla contrada Selva, in posizione amenissima, affinchè vi trovasse sede una colonia montana, che infatti si intitola al nome di lui e che nei mesi estivi raccoglie numerosi fanciulli dei diversi centri della provincia di Brindisi. Il fratello Luigi, sposatosi con la Nobile Fulvia Amati di Cisternino, ha pure occupato notevoli cariche pubbliche, ed ha continuato a curare con particolare passione l’azienda agricola, organizzandola ed attrezzandola secondo le più moderne vedute e portandola a quel grado di sviluppo voluto dalle attuali direttive. Costruzione di case rurali, di strade poderali, bonifiche idrauliche, rinnovi di cultura costituiscono le attuali manifestazioni di questa attività che da casa Bianchi sono svolte ininterrottamente e che, attraverso diverse generazioni, per oltre un secolo e mezzo han portato a tal punto di evoluzione, da recare effettivamente quel vantaggio di carattere collettivo, voluto ora dai postulati del Regime.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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