BANCA COOPERATIVA AGRARIA DI GRAVINA — MICHELANGELO CALDERONI-MARTINI

Gravina, la magnifica città agricola, fortilizio primo genio del Fascismo in marcia, 58 anni or sono era tarata da sistemi usurarii, comuni, in allora. a tutti i nostri centri rurali.

L’apostolato del compianto on. Luzzatti, maestro della Cooperazione, trovò anche in Gravina i suoi proseliti e così si fece strada l’idea di costituire una Banca Cooperativa per l’esercizio del piccolo eredito.

Michelangelo Calderoni-Martini, autentica illustrazione del paese, sia quale pubblico amministratore, sia quale uomo di larghe vedute di diritto carattere e di gentilezza nativa, si fece vessillifero di tale idea e persuase i più cospicui cittadini gravinesi a dare il loro contributo per la formazione del capitale iniziale dell’Istituto che sorse così il 26 maggio 1883, per affrancare dall’usura i piccoli agricoltori ed i modesti operai.

Da questo autorevole padrino che ne diventò presidente amministrativo, la Banca Cooperativa agraria di Gravina trasse la forza per affermarsi ben presto come organismo creditizio florido e benefico, capace di scavalcare ogni qualsiasi difficoltà ed ogni qualsiasi contrasto.

Più tardi il Calderoni chiamò a suoi collaboratori il compianto Ettore Pomarici-Santomasi, suo stretto congiunto, ed il suo amico sviscerato avv. Arsenio Spalluti, due campioni di galantomismo e di saggezza amministrativa.

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Morto il fondatore della Banca, gli succedette in qualità di presidente il comm. Giuseppe Grameg fu Beniamino con la collaborazione del vice presidente nobile Pasquale Pellicciari fu Filippo la cui opera noi degnamente esaltiamo in altra parte di questo volume.

Sorta una prima crisi, fu designato alla presidenza dell’Istituto il barone Pomarici-Santomasi, ma questi non potè accettare la carica per ragioni di famiglia e forse per la sua innata modestia. E così egli stesso volle che il presidente fosse fratello del fondatore e suo stretto congiunto, l’avv. Pasquale Calderoni.Martini.

Il barone Pomarici-Santomasi continuò però a dare la sua opera preziosa di assistenza e di sorveglianza, e così, lentamente ma sicuramente, le operazioni della Banca potettero riprendere il loro ritmo normale fino a quando una crisi più profonda non ne pose in pericolo le sorti.

Ma ancora una volta la fede, la fermezza e la integrità morale di Pasquale Calderoni e di Ettore Pomarici-Santomasi riuscirono a riformare la vitalità del benefico Istituto.

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L’on. Pasquale Calderoni tenne, dal 1907 fino al 1931 la presidenza dell’Istituto coadiuvato, in un primo tempo, dal solerte vice presidente cav. Donato Bruno, e poscia dal cav. uff. avv. Sergio Marvulli.

Quest’ultimo dovette cedere ad altri il suo posto e gli successe, sempre in qualità di vice presidente, l’allora segretario del Fascio gravinese di Combattimento cav. Dott. Giuseppe Tota, attuale dinamico podestà dell’operoso Comune.

Il dott. Tota diede maggiore elasticità al bilancio e rafforzò l’Istituto locupletando il movimento dei depositi fiduciari e sviluppando le operazioni.

Nella estate del 1931, sia l’on. Pasquale Calderoni, sia il vice presidente cav. dott. Tota diedero le dimissioni dalle rispettive cariche. Succedettero il dott. Lopez in qualità di presidente ed il cav. d’Ecclesiis quale vice presidente. Essi tennero fronte, con illuminata ardenza, alla minacciata crisi e la vinsero, assecondati dall’attivissimo e competentissimo direttore dott. Francesco Saracino. Questa crisi ebbe a conchiudersi con l’approvazione dell’opera degli amministratori, solennemente consacrata nell’assemblea ordinaria degli azionisti dell’11 marzo 1933.

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In considerazione della speciale economia della zona, governata ed influenzata da Gravina, economia che si basa quasi totalitariamente su prodotti granari, la Banca Agraria s’indusse a creare magazzini granari di grande capacità.

L’iniziativa ebbe molto successo e nel gennaio 1933 provocò da parte della « Società Anonima Magazzini Generali d’Italia Meridionale ed Insulare » la proposta di partecipare ad una vasta iniziativa per la costruzione di un sylos capace di sessantamila quintali.

Fu costituita così la «Società Anonima Magazzini Generali di Gravina» alla quale la Banca Cooperativa partecipò con l’apporto del fabbricato ad uso di magazzino granario – allora in via di ultimazione – valutato per lire 450.000.

Con la risoluzione integrale del problema dei magazzini di deposito, la Banca, in piena armonia con le superiori direttive, creò la base dello sviluppo considerevole che ha assunto affettivamente la nuova istituzione.

Alla soluzione dei problemi legati allo sviluppo ed alta conservazione della produzione granaria dell’agro gravinese, la Banca ha dato altri vigorosi contributi. Ricordiamo che in un concorso fra gli enti agrari della Provincia di Bari, la Commissione Provinciale Granaria aggiudicò alla Banca il primo premio ed illustrò le benemerenze dell’Istituto nell’opuscolo «Contributo alla battaglia del grano ».

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Il 28 dicembre 1933 morì a Napoli, improvvisamente, l’on. Pasquale Calderoni, socio fondatore della Banca e presidente, per circa 30 anni.

Quella fu una giornata di lutto per la Banca che aveva conosciuto in lui il difensore strenuo delle sorti dell’Istituto.

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Egli è ancora presente nell’azione diuturna che la Banca va svolgendo per assecondare e continuare la di lui opera, per rappresentare ognora e sempre un possente organismo di ausilio e di assistenza all’economia rurale di Gravina, che il Fascismo e l’operosità dei gravinesi hanno lanciato verso una superiore potenza.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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