BACOLO BIAGIO
E’ questa la vecchia Ditta che, costituita nel 1855 dall’omonimo nonno dell’attuale titolare, era stata precedentemente tenuta dai fratelli Giuseppe e Biagio, fin quando, morto nel 1854 Giuseppe, il fratello superstite la ritenne per proprio conto. Anzianità di circa un secolo e un casato benemerito per patriottismo e per ininterrotta attività di iniziative e di lavoro, distinguono dunque il nome di questa Ditta, che nella laboriosità dell’attuale proprietario, continua tutta una tradizione di splendido cammino sulla via del successo definitivo. Non invano abbiamo accennato al vecchio Biagio Bacolo, perchè fu quella sua una personalità veramente rappresentativa di patriota e di uomo d’affari, e sia nell’uno come nell’altro campo, esplicò audacemente attività di prim’ordine, degne di menzione. Padrone di barche e in continuo movimento per allacciare rapporti con l’altra sponda adriatica per l’importazione del legname, stabilì relazioni di affari con la famosa Ditta Currò di Trieste, che era sua fornitrice.
Il vecchio Biagio Bacolo era pure un audace imprenditore: a lui ed ai suoi soci in tal campo si deve, infatti, la costruzione del cavalcavia della stazione di Bari, che è lavoro degno di nota, come quello che dovette richiedere in quantità doti non comuni di perizia e di tecnica. Contemporaneamente, iniziò pure un largo commercio dei vini, olii, mandorle e semi, raggiungendo risultati degni della notevole sua instancabile operosità.
Patriota fervente e milite dell’unità italiana, questo glorioso capostipite della Ditta Bacolo seguì Garibaldi nella guerra del ’66 e, combattendo da valoroso, rimase ferito ad una gamba. Partecipò ancora da volontario durante l’azione anticolerica del 1881, guadagnandosi una medaglia di bronzo al valore civile.
Dei tre figli di Biagio Bacolo, due, Menotti e Ricciotti, morirono; l’altro, tuttora vivente e padre dell’attuale titolare della Ditta, coadiuvò prima, indi successe al padre nella direzione dell’azienda, allorchè nel 1907 il vecchio garibaldino si ritirò dagli affari.
Il nuovo titolare continuò degnamente sulle orme del padre, coadiuvato validamente dal cognato, professor Vincenzo Giancaspro, al quale era affidata la parte tecnica dell’azienda. Questa, con la nuova gestione, venne dal Gaetano Bacolo semplificata: fu abbandonato il commercio del legname che la sua Ditta aveva primissima introdotto a Molfetta, con estese relazioni in tutta la Puglia e Lucania. Fu abbandonato anche il commercio vinicolo, ed in compenso fu dato un maggiore e più sicuro impulso al commercio degli olii e delle mandorle.
Per ragioni di età, Gaetano Bacolo ha ceduto da qualche tempo la direzione dell’azienda ai figli Biagio e Giuseppe, pur non tralasciando di lavorare personalmente al commercio di prodotti del suolo. I suoi due figli, degni continuatori delle tradizionali attività della Casa, e già coadiutori del padre fin dall’età di 20 anni, hanno dato alla vecchia Ditta un impulso più modernamente consono ai nuovi tempi, con l’impianto di due succursali, una ad Ancona e l’altra a Verona, cui sopraintende personalmente il fratello Giuseppe.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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