ALBINO EUGENIO
Eugenio Albino costituisce ancora un altro esempio di quei pugliesi, che han creato una fortuna ed una posizione dal nulla. Pochissimo infatti potettero dargli, all’infuori della vita, i genitori, brava ed onesta gente dedita al lavoro.
Il giovane anzicchè seguire il padre nei mestieri di famiglia, all’età di 15 anni inizia una modestissima attività mercantile, aprendo un piccolo negozio per la vendita delle farine al Largo Chiurlia, nel cuore della vecchia Bari.
Egli, nato nel 1869, può dirsi si affacciò alla vita nel 1886, quando fatto ardito dai primi modesti successi si trasferisce all’Estramurale Capruzzi, zona allora squallida e precisamente sul sito attualmente occupato dalla Ditta Carnimeo. Altre due botteghe posero sia Lorenzo Larocca e sia Giuseppe Atlante.
Dalla vendita delle farine è passato in breve a sfarinare e per la sfarinatura si serve al Molino Vacca, in Via Modugno.
Quando l’attività andrà allargandosi acquisterà partite di grano dai Pellegrino, Stasolla, Moramarco di Altamura, e di essi riscuoterà in breve amicizia e fiducia.
Il suo tentativo di metter un pastificio a trazione animale (1894) non dovette entusiasmarlo, perchè lo impianta ma in breve se ne libera cedendolo al Mummolo di Noicattaro appena due anni dopo l’avvenuto impianto.
Nel 1900, però, ecco che fonda il primo molino a vapore, situandolo a Palazzo Zotti e confortato dal successo ne fonda subito un secondo.
Frattanto, nel 1888 egli sposa Angela Rossini, di famiglia di lavoratori. Dalle nozze vedono luce due figliuoli maschi: Nicola e Vito, figli che in seguito saranno un titolo di orgoglio e di onore per la famiglia e per il padre, che seppe avviarli sulla sua strada di onesto e fecondo lavoro.
Di Eugenio Albino può dirsi che è una specie di « patriarca» dei cereali, che fu chiamato il « re del riso » e che tale fu ed è la sua competenza nella sfarinatura e la serietà nei suoi metodi di produzione che l’accaparramento sia delle farine e sia della crusca avveniva ancor prima della molitura.
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Dinamico, vende il molino a Vito Antonio Carnimeo e ritorna al vecchio commercio, impiantando sede in V. Cavour al Palazzo Schirone, tornando poi dopo 4 anni in V. Capurso. Ma verso il 1906 nella stessa via ecco che in fabbricato sito ai numeri 45-47-49-51 fonda un nuovo molino negli stessi locali in cui attualmente sono i grandi depositi di grano e cereali della Ditta.
La guerra, e nel 1915 il conseguente richiamo alle armi dei due amati figli, lo costringono a sospendere ed anzi a smettere l’industria tornando al fortunato commercio che a fine del conflitto e col ritorno di Nicola e di Vito potrà meglio espandere ed avviare con maggior prestigio.
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Nel 1921, quando, avendoli guardati negli occhi, ne avrà definitivamente intuita la compiuta preparazione, cederà l’azienda ai figli, che con degnità ed amore di tradizioni ne continuano gli sviluppi, dediti con fortuna al commercio e deposito della zucchero, riso, legumi, semola, granone.
Ma Eugenio Albino, vegeto ancora nei suoi sessantotto anni, ne sarà ancora animatore ed il iniziatore autorevole ed amato.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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