ALBENZIO NICOLA AZIENDA

Giuseppe Albenzio, agricoltore di Cassano, ebbe la gioia e l’orgoglio di allevare, oltre che i suoi campi, riducendoli a fertilità, anche i suoi figliuoli, portandoli ai campi.

La terra e la famiglia dovettero costituire per questo vecchio e tenace agricoltore un tutto unico, cui egli dedicò tutta la sua vita.

C’è da dire che se il terreno murgioso, in cui egli affondava l’aratro, gli aveva offerto tenace resistenza, i suoi figliuoli invece si lasciarono plasmare, giacchè per destino e per razza erano portati anch’essi all’agricoltura. Così vediamo che nel 1910 Nicola Albienzio inizierà un ciclo di nuova vita e di maggiori; fortune, quando essendosi sposato con Domenica Pastore di Gioia del Colle, di famiglia di proprietari, investirà il modesto capitale della di lei dote per allargare e sviluppare quel po’ di terreni che il padre Giuseppe gli aveva donato.

Trattavasi di una proprietà posta sulla via di Mellitto, e propriamente in contrada Selvella, proprietà che era già stata del Principe Orazio di Zunica.

Dal 1910 questi terreni, scossi e sbaragliati dagli aratri e dalle vanghe, conobbero, forse, per la prima volta la gioia di una vita fervida e rigogliosa, sicchè la vite, il mandorlo e l’ulivo vi ebbero onore.

Nicola Albenzio ha la natura del trasformatore. Basterà seguire per breve il curriculum della sua attività agricola per persuadersi come egli dal 1910 non abbia fatto che migliorare e trasformare. Questo riconoscimento gli è venuto dallo Stato, che lo ha premiato due volte, sia per la viticultura e sia dandogli il primo premio delle piccole aziende per la cerealicoltura.

La sua azienda oggi dispone di un impianto modernissimo di frantoio elettrico con sette presse.

L’Albenzio si è anche seriamente distinto trasformando e migliorando le abitazioni destinate ai rurali.

Tratto da “Puglia d’Oro”


L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.

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