ACCOLTI GIL FAMIGLIA
Gli Accolti, in antichissimi documenti, furono detti anche d’Accolto, d’Accolito, dei Brunacci ed alcuni scrittori li ritennero discendenti dai Pazzi di Valdarno, per essere stati questi signori del Castello Pontenano, donde si ritiene che gli Accolti traessero origine.
Il Mugnos cita pure di questa famiglia tre famosi capitani: Ludovico, Angelino e Fortebraccio. Il conte Luigi Passerini nota che la famiglia Accolti, discesa in Firenze da Arezzo, fu onorata di due gonfalonieri e sette priori dal 1296 al 1324. Estintosi questo ramo nel secolo XIV un Michele ne sviluppò un altro a Firenze, quando egli fu chiamato nel 1414 a leggere diritto nello studio fiorentino.
Da Santi Accolti, nobile cittadino di Arezzo, vivente nella metà del secolo XIV, nasce il giureconsulto Michele, che sposando monna Margherita di Rosello, ha sei figliuoli: Antonio, Agnese, Donato, Giovanni, Benedetto e Francesco dei quali ultimi ci siamo occupati. Da Giovanni, guerriero e fazioso, trasferitosi a Conversano nel reame di Napoli e da Dorotea Cocleario si originò il ramo Accolti di Conversano, con la nascita di Biagio, Accolto, Bartolomeo. Costui, detto « Fra Giovanni da Conversano », che fu educato alle armi, nella Corte del principe di Taranto. Dopo una vita fervida di brillanti azioni militari, tocco dal Signore, si ritirò nel convento di Conversano. Senonchè lo si ritrova dopo alcuni anni a Venezia, uomo caritatevole ed umile, onorato sia da Paolo Morosini che dal doge Leonardo Loredano.
Morì in concetto di santità nel convento di Santa Maria della Pace di Venezia ed in antichissimi manoscritti è definito « beato ».
Da Accolto, che nel 1487 aveva sposato la nobile Virginia Costanzo, nacquero Pietro e Stefano. Da Pietro: Biagio Francesco, Petronilla ed Accolto. Questo ultimo genera Pietro, Rosata, Angelina, Vito Stefano e Jacopo, che genera Vittoria e Serafina.
Dopo un succedersi di generazioni, in cui troviamo ricorrenti i nomi di Biagio, Pietro, Bartolomeo, Jacopo, Giovanni e Francesco, nel 1674, troviamo un Giovan Battista, dottore in Legge, che sposando la nobil donna Grazia Gil, di origine spagnuola, crea una nuova discendenza, col casato Accolti Gil.
Da lui nacquero nove figli: Donata, Caterina, Isabella, Anna Rosa, Nicola, Francesco, Giuseppe Biagio, Pasquale Cristoforo, Vito Atanasio Michele e Pietro Giacomo, che avendo sposato Regina Santa Noya, quest’ultimo, ebbe a sua volta sette figliuoli: Nicola, Isabella, Maria Saveria, che ebbe l’onore di essere l’ultima delle badesse mitrate nel monastero della città di Conversano, che, come si ricorderà, venne chiamato «Monstrum Apuliae », Caterina, Luigi che s’imparentò con la nobile famiglia Martinez, ma che non ebbe discendenti, Giovan Battista, che fu ecclesiastico versatissimo nel diritto civile e gentiluomo compito e che ebbe molte nomine, sia politiche che accademiche.
Da Egidio, nato nel 1771, e sposatosi con Maria Giuseppa Martucci dei Baroni di Massanova, trasferitosi ad Altamura, si inizia il ramo passato poi a Bari. Infatti da un Biagio Accolti Gil, figlio di Egidio, nacquero Prudenza, Aurelia, Antonio, Isabella, Grazia, Biagio, Michele Luigi e Francesco Paolo.
Biagio fu Conte Palatino e cavaliere aurato, fu sindaco di Conversano ed è ricordato negli annali civili del Regno di Napoli per i miglioramenti introdotti nella sua tenuta. Egli sposò la signora Paola Maria Vitale, il cui cognome fu aggiunto dal marito ai figli, per differenziare il ramo degli Accolti Gil passato a Bari.
Di tutti questi figli di Egidio Accolti quegli che si affermò in maniera singolare nel campo degli studii e del sapere fu Michele Luigi, che nato nel 1807, fu nei seminarii di Conversano, Molfetta e Roma, dove nell’ottobre del 1829 fu ascritto fra gli Arcadi col nome di Lentipide Abidele.
Nel 1830, ammesso nella Pontificia Accademia dei Nobili ecclesiastici, vi rimase poco più di un anno, giacchè, deposta l’idea di darsi alla prelatura, per cui gli davano fondata speranza di gradi e di onori, i suoi molti talenti e gli studi compiuti, volle entrare nella compagnia di Gesù. In tale qualità percorse due terzi del globo, vivendo per molti anni fra i selvaggi, fra i pericoli e fra gli scomodi, predicando il Vangelo di Cristo. Diventò superiore della Compagnia di Gesù nell’Oregon ed in tale qualità fu incaricato di portare a Londra al Reverendo dott. Newmann, che fu poi Cardinale, un magnifico dono, in ricompensa della di lui conversione alla religione cattolica.
Egli fu esaltato dalla stampa americana dell’epoca, per la sua opera di missionario. A Londra ei rivide l’esule fratello Francesco Paolo, sfuggito miracolosamente alle soldatesche borboniche, e conobbe Giuseppe Mazzini. Fu anche professore in scienze economiche e sociali all’Università di San Francisco ed anche Vicario Apostolico.
Di tutti i tre fratelli solo Biagio ebbe figliolanza. Nacquero da lui Pietro, Giacomo, Antonio Pio, Egidio, Luigi, Giovan Battista, Antonio e Maria Giuseppa.
Pietro Giacomo, che nato il 1831 fu esempio di rettitudine e di onestà e che con i fratelli divise le ambasce familiari per le disavventure paterne, fra cui è da annoverarsi il suo periodo di prigionia in compagnia di altri illustri patrioti della provincia. Sposò la signora Maria Viti, di nobile famiglia Altamurana, ed ebbe larga figliolanza, tra cui Vincenzo, avvocato, Marianna sposa di un Luigi De Carlo di Bitritto, Biagio illustre ingegnere ed architetto, Adolfo morto, Ugo Benedetto ed Elisabetta Virginia, Virginia Laudonia, Marcello Benedetto, morto recentemente in quel di Conversano e che sposò la signora Maria Martorano, figlia del grande imprenditore di opere pubbliche Francesco Martorano, di illustre famiglia lucana.
Notevole anche in questa famiglia ed in questo ramo la figura di Egidio Accolti Gil che fu accademico del Giglio d’Oro in Belle Lettere ed Arti, con le relative insegne, da potersi usare in vita, per concessione fatta da Carlo III di Borbone agli alunni dei convitti dei nobili del Regno, che avessero superata con eccezionale profitto e lode alcuni esami speciali. Obbliga dal governo borbonico a lasciare Napoli, perchè liberale e perchè figlio e nipote di patrioti egregi, rientrò a Conversano ed amministrò il patrimonio famigliare mentre suo padre languiva in prigione.
Colto in storia e nel giure ed appassionato coltivatore, egli fu membro della Società economica della Provincia di Bari, Accademico di Arcadia e nel 1877 consigliere provinciale per il mandamento di Conversano, ufficio che tenne onorevolmente fino al 1887. L’altro figlio, Antonio, fu educato a Molfetta, si dedicò all’agricoltura e partecipò ai moti del 1848 e del 1860, con ardore e con slancio. Egli sposò Anna Isabella Rotolo ed ebbe molti figli. Nipoti di questo patriota sono tra gli altri Giuseppe, Alfredo, Giovanni ed Ercole Accolti Gil, industriale in Bari.
Bisogna ricordare, fra i figli di Egidio, accademico del Giglio d’Oro, il cav. Luigi ed il nobile Biagio che fu storico insigne, scrisse una vita del celebre zio padre Michele, fu consigliere provinciale quando nel 1887 il padre si dimise da tale ufficio. Fu rieletto tre volte da conversanesi e poscia passò a membro della Giunta Provinciale Amministrativa. Fu onorato di moltissimi incarichi riguardanti specialmente l’igiene e la beneficenza cittadina e fu vice presidente prima e presidente poscia del Sottocomitato Regionale della Croce Rossa. Ebbe tre figli: Egidio Benedetto, Vito Lui.gi e Francesca che vivono a Bari.
Altro figlio di Biagio Accolti Gil fu Antonio Pio, nato nel 1824 e sposato con N. D. Rosa Netti, di nobile famiglia santeramana. Fu anch’egli nel convitto dei nobili di Napoli, dove si distinse per svegliato ingegno e per amore alle belle arti. Si diede poi agli studi legali, frequentando la cattedra privata dell’illustre giureconsulto prof. Savarese che l’ebbe caro.
Chiamato a Conversano dal nonno paterno, Antonio Vitale, che fu Sindaco ed uno degli uomini più degni di Conversano, si affermò nella considerazione dei suoi concittadini e fu eletto con unanimi suffragi per vari anni consigliere provinciale; ed in questo consesso diede prova della sua fermezza di carattere, della sua rettitudine e della sua saggezza di amministratore. Di tali virtù diede prove dopo l’infausta giornata di Aspromonte, quando il consiglio provinciale di Bari voleva votare un indirizzo di congratulazioni al re Vittorio Emanuele II., censurando così implicitamente l’opera dello Eroe dei Due Mondi. Egli vi si oppose sostenendo che il Consiglio Provinciale non era chiamato a trattare di politica ed il consesso gli diede ragione. Ritiratosi a vita privata, rifiutando ogni lusinga ed ogni preghiera dei suoi concittadini, si ritirò nella sua villa «Le Torri», ereditata dal nonno Vitale ed ivi si dedicò all’agricoltura, migliorando i suoi non pochi terreni, accrescendo la fortuna della famiglia. Morì l’11 novembre 1887, compianto da quanti lo avevano conosciuto.
Oltre a Nicola, Biagio, Maria e Giuseppina, nacque da Antonino Pio, nel 1865, il figlio Giovanni, che da giovanissimo si dette alla conduzione ed amministrazione diretta della sua proprietà, che dovette senz’altro trasformare, sistemandola con viali carrozzabili, dedicandosi specialmente ad impianti viticoli, con vera competenza di tecnico e di enologo. E’ stato infatti uno dei più grandi produttori di vini, che sono stati assai richiesti fuori mercato.
Questo suo merito fu però annullato dalla crisi dei prezzi e dalla successiva fillossera. Egli, allora, scoraggiato, abbandonò la vite e passò ad altre culture investendo il suo patrimonio ed il frutto di ogni sua fatica, contribuendo a lenire la disoccupazione agricola.
Egli anche in queste nuove coltivazioni del mandorlo e dell’ulivo, non fu fortunato. Tuttavia egli non si allontanò dalla sua strada, e mai è ricorso a frazionamenti o ad affittanze, innamorato com’è della terra. Padre esemplare, ha allevato i suoi figli Rosa, Maria, Giuseppina, Olindo, Antonino Pio, Gaetano e Vittorio alle massime dell’onestà e rettitudine che sono proprie del suo gran casato.
Suo figlio Antonino, nato il 6 agosto 1896, e laureatosi in Napoli il 22 luglio 1921, in medicina e chirurgia, ebbe a perfezionare i suoi studi a Milano (Istituti Clinici di perfezionamento) dove conseguì varii diplomi, tra cui quello di ostetricia col prof. Mangiagalli e quello di dermosifilopatica e di igiene presso la R. Università di Pavia. Fu in quest’epoca assistente assai apprezzato presso l’Ospedale Maggiore. Richiamato dai suoi, dovette fare ritorno in Puglia, proprio nell’anno in cui era inaugurata l’Università Adriatica Benito Mussolini e nel nostro Ateneo fu oltre un anno assistente del Prof. Mariani.
Avendo sposato la signorina Maria Rosa Alfarano, di Cosimo e di Rosa Caputi Iambrenghi, è attualmente padre di tre figli: Caterina, Giovanni e Cosimo.
Suo fratello Vittorio, laureatosi in Giurisprudenza ed avendo sposato Maria Teresa Accolti Gil ha avuto una figliuola: Caterina.
Attualmente esercita medicina e chirurgia in Conversano, dove è confortato dalla maggiore stima ed affetto dei suoi concittadini.
Zio di lui, fratello del padre Giovanni, fu l’avv. Nicola Accolti Gil Vitale che, nato il 1861, sposò nel 1890 la signora Maria Bianchi di Fasano. Studiò in Napoli addottorandosi in Legge. Rientrato a Conversano, sulla scorta delle virtù paterne, contribuì al miglioramento del suo paese. Più volte consigliere comunale fu nel 1889 ammirato Sindaco di Conversano. Fu membro della Croce Bianca durante il colera napoletano del 1884 e morì il 2 giugno 1922 pianto dai parenti, dai suoi ammiratori e da tutti i suoi concittadini, che avevano visto in lui l’amministratore diritto ed oculato, l’uomo di larga dottrina.
Tratto da “Puglia d’Oro”
L’edizione originale è disponibile nel volume “Puglia d’Oro” pubblicato dalla Fondazione Carlo Valente onlus con Edizioni Giuseppe Laterza srl, come ristampa dei tre volumi curati negli anni 1935, 1937 e 1939 da Renato Angiolillo.
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