La medicina non arriva ovunque. I cavalli la vera arma in più

Fin dal principio della mia carriera professionale, avendo scelto di occuparmi di riabilitazione psichiatrica, mi sono trovato a dovermi confrontare con pratiche terapeutiche ben lontane da ciò che il percorso di studi “accademici” mi aveva insegnato.

Un confronto che trae origine dal giorno in cui, entrando per la prima volta in una Comunità riabilitativa psichiatrica, e provenendo da un contesto di formazione principalmente ospedaliero fondato sull’evidenza medico-scientifica e sui capisaldi della biologia, mi trovavo ad assistere ad un laboratorio di manipolazione in cui alcuni ospiti si cimentavano nella realizzazione di piccoli oggettini che avrebbero poi esposto nei mercatini di Natale e/o regalato a conoscenti e familiari e, nel fare ciò, sembravano felici. Sembravano cioè dimenticare le angosce della loro vita, gli abbandoni, i lutti, la perdita di un ruolo significativo, mentre sembravano recuperare spazio per emozioni più gratificanti quali la fiducia in se stessi, il desiderio di sentirsi riconosciuti, di lasciare un segno tangibile e visibile anche agli altri, il dare libero sfogo ad inventiva e creatività.

Quello che fino a quel momento mi risultava quasi del tutto ignoto ed “accademicamente” privo di senso, acquisiva un valore ai miei occhi, essendo in grado di produrre stati d’animo positivi talvolta quasi meglio e più rapidamente di quanto non fossero in grado di fare i farmaci.

Lo stesso destino ha avuto per me l’incontro con la disciplina equestre. Condotti magistralmente da Gregorio e Caterina Minervini, in qualità di appassionati e qualificati operatori, gli oltre venti ragazzi con storia di disagio psichico che hanno partecipato al Corso di equitazione tenutosi presso il Centro Ippico La macchia degli esperti di Molfetta, mi hanno insegnato quanto possa essere benefico il contatto con il cavallo quale mediatore terapeutico.

Mi hanno mostrato cioè quanto possa essere utile nel restituire fiducia nelle loro potenzialità e nel migliorare il livello di autostima; mi hanno mostrato quanto gli stimoli emotivi correlati alla interazione con il cavallo possano essere stati significativi nel riattivare emozioni sopite ed il desiderio di rimettersi in gioco; mi hanno confermato quanto possa essere prezioso, nel percorso di recupero di spazi di benessere, l’offrire opportunità di vita vissuta nella pienezza del tempo e dello spazio piuttosto che nel vuoto di una psichiatria priva di anima e pertanto alienante. E nel pensare a ciò rammentavo le parole di Franco Basaglia quando affermava che “L’irrecuperabilità del malato è spesso implicita nella natura del luogo che lo ospita” e nello spirito di chi se ne occupa, aggiungerei!! Questo è quanto ho potuto osservare io stesso nel seguire da vicino i partecipanti al Corso di equitazione svoltosi a Molfetta. Di seguito allego una nota inviatami da un piccolo gruppo di partecipanti che ha voluto testimoniare direttamente i benefici ricevuti dalla partecipazione al progetto.

LETTERA DI QUATTRO PARTECIPANTI AL CORSO DI EQUITAZIONE DI MOLFETTA

Gentile Fondazione Carlo Valente,

qui a Molfetta c’è un gruppo costituito da quattro persone, Donato, Giulia, Monia e Pietro, del centro di salute mentale di Molfetta, che vorrebbe sinceramente ringraziarla dell’opportunità che lei ci ha offerto tanto gentilmente di poter partecipare al progetto di ippoterapia presso il maneggio “La Macchia degli Esperti”. Per me, Donato, è stata una bellissima esperienza, perché innanzitutto ho potuto trascorrere delle giornate all’aperto a contatto con la natura e con gli animali. Ho provato un sentimento di libertà e ho potuto colmare la noia delle mie giornate. Invece io, Giulia, grazie a questa entusiasmante esperienza, ho acquisito maggiore fiducia in me stessa, nelle mie capacità, e in me è nata anche una maggiore fiducia negli altri, ad esempio negli istruttori e negl’ altri membri del gruppo. Mi sono sentita importante e forte, tenace e coraggiosa, mentre, in sella alla cavalla Azzurra andavo a trotto per il maneggio. Per me, Monia, ragazza di città, è stata una piacevole sorpresa scoprire come mi sono sentita a mio agio nella natura del maneggio. Non avrei mai pensato in vita mia di cavalcare e quando sono salita la prima volta su Azzurra, è stata un’esperienza a dir poco emozionante. Avendo diverse patologie psichiche, non è stato facile per me superare le mie paure. Infatti le prime volte che ho provato a cavalcare, non sono riuscita neanche a fare pochi passi col cavallo. Passo dopo passo, ho visto come i muri delle mie paure erano meno solidi di quanto pensavo. Dopo tanti tentativi, sono riuscita a cavalcare sulle mie paure. Ho notato anche dopo l’esperienza avuta, che le mie paure non sono ritornate. E spero che le mie paure si siano allontanate da me al galoppo. Pietro invece, l’unico tra di noi che aveva avuto già esperienze nell’equitazione, l’esperienza è stata come un regalo di Natale. Lui sarebbe stato tanto felice se fosse potuto rimanere al maneggio per sempre. La ringraziamo profondamente di averci dato questa possibilità e speriamo che ci possa essere data una ulteriore possibilità. Cordiali saluti da Donato, Giulia, Monia, Pietro Molfetta, lì 8/11/2012 Centro di salute mentale Molfetta ASL BA csm.molfetta@asl.ba.it

ARTICOLO A CURA DEL DOTT. ROSELLI GIUSEPPE PSICHIATRA E PRESIDENTE ASD, PUBBLICATO SUL N.9 DEL NOTIZIARIO PSICHE E SPORT. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI (CLICCA QUI)