Danzarmonia

Le premesse teoriche su cui si fonda un tale lavoro sono da porre nella ricerca di tutte quelle discipline che si situano nell’orizzonte della correlazione psico-corporea. I riferimenti basilari li riconduciamo alle Tecniche Corporee di Movimento a taglio Psicosomatico e Bioenergetico.

Pertanto si tratta di un lavoro che mira a favorire la riconnessione mente-corpo, puntando al movimento corporeo come facilitatore di un passaggio informativo che via via si trova bloccato nei diversi segmenti corporei. Come nello stile della Fondazione, sono stati coinvolti i CSM di Bari e Provincia, ai quali è stato chiesto la segnalazione di alcuni pazienti da inviare al laboratorio; sono arrivate: – 3 persone dal CSM n. 6 – 4 persone dal CSM n. 8 – 5 persone dal CSM n. 9 – 2 persone dal CSM n. 7 Per un totale di 14 persone, tutte donne. Per motivi soggettivi, inerenti a ciascun partecipante, si è avuta una presenza media di 10 persone ad incontro.

In questa prima parte sono stati svolti 9 incontri bisettimanali presso la palestra dello Stadio del Nuoto di Bari con il seguente schema d’incontro: – Saluto e racconto di ciascuno sulla percezione del benessere generale riscontrato al termine dell’incontro precedente. – In movimento si iniziano a compiere esercizi di riscaldamento, a partire dai piedi, seguendo i vari segmenti corporei. – Inizia la musica di genere popolare, con ritmo in tre tempi, impiegata per favorire il coinvolgimento e il movimento ritmico. Invito i pazienti a lasciarsi impregnare dalla musica e a muoversi liberamente nello spazio.

L’attenzione è rivolta al corpo che con la musica appropriata può muoversi accennando a movimenti inconsueti rispetto a quelli obbligati dal quotidiano. In questo passaggio, della durata di circa 20-25 minuti, a volte è necessario suggerire delle possibilità di movimento nuove e personalizzate, mirate alla modifica di atteggiamenti posturali abituali perlopiù di chiusura: nelle spalle e/o con la testa rivolta costantemente verso il basso, ecc.,. – Il movimento fin qui attuato induce ad una certa stanchezza, quindi si procede con un cambio di musica, di tipo rilassante, con ritmo lento, accompagnato da suoni che rievocano le voci della natura, per passare ad un momento della durata di circa 15-20 minuti di identificazione corporea tramite l’automassaggio.

– Si cambia ancora musica, ma sempre di ritmo lento e in alternanza si propone a volte una danza in coppia, a volte una visualizzazione immaginata atta a far muovere l’ambito emotivo in modo protetto. – Si procede, prima della fase finale, ad una breve verbalizzazione del proprio vissuto, per favorire una sempre più attiva partecipazione all’attività svolta e lo sviluppo dell’attenzione a se stessi, alle proprie percezioni e ai propri bisogni. – Si conclude con una danza strutturata. In questa prima parte ho insegnato “la danza per la guarigione della terra”. – Saluto L’esperienza di questa prima fase del laboratorio ci induce ad una considerazione: l’importanza di un corretto invio, considerato che le Tecniche Psico-corporee, utilizzando il movimento, evidenziano le difficoltà motorie e in generale del linguaggio extraverbale, sottese da intenso disagio emotivo.

Restituire fluidità al movimento vuol dire restituire una migliore capacità di percepire ed esprimere i propri vissuti. Importante, quindi, da parte dell’equipe inviante, è valutare se, le condizioni psichiche di partenza del partecipante, possano sopportare l’elevata risonanza emotiva scatenata dal tipo di metodica che utilizza il movimento, sollecitato dal tutor e dai brani musicali opportunamente scelti, con l’intento di favorire la connessione corpo-mente, l’integrazione più o meno cosciente dei vissuti emotivi e corporei. Valutate le condizioni, il passo successivo è spiegare che la caratteristica e la finalità di questo laboratorio, non è equiparabile ad una attività sportiva.

Infatti, impropriamente, alcune partecipanti all’inizio pensavano che si trattasse di un corso di danza o di ginnastica che le potesse distrarre e magari aiutare a contenere l’aumento ponderale oppure a ridurre il peso corporeo. Sono state proprio quelle che hanno avuto più difficoltà a tollerare e condividere l’emozione di gioia o più spesso di dolore, espressa da alcune partecipanti durante l’attività, al punto che hanno manifestato un turbamento tale, da richiedere l’adeguato e difficoltoso contenimento da parte di un operatore presente del CSM 9, intanto che la tutor continuava a tenere il gruppo di lavoro. Sin dal primo incontro, ciascuna partecipante ha verbalizzato una sensazione di benessere, di rilassamento con frasi tipo: “non mi sento più ansiosa”, “mi sento armoniosa”, “spero di sentirmi bene anche fuori di qui”, “questa settimana mi sono sentita più sicura”.

Una partecipante ha usato la scrittura per esprimere l’impressione finale sul corso: “la musica e la danza sono dei mezzi potenti che ci consentono di capire e attuare che mente e corpo sono un tutt’uno e quindi da dentro di noi possono affiorare molte risorse che ci possono aiutare ad affrontare l’esistenza umana nel bene e nel male. È una di quelle poche volte che ho seguito con una certa costanza qualcosa senza sentirmi obbligata e senza rinunciarvi.

 

È stata un’esperienza positiva anche perché per la prima volta mi sono sentita bene nel gruppo, mi sono sentita allo stesso livello senza essere giudicata e pertanto non mi sono sentita di giudicare e ho capito che in fondo non dobbiamo sentirci soli. Mi ha consentito di riunificare il pensiero al mio corpo, di considerarlo parte di me e non una barriera rispetto all’esterno anche se il benessere derivante dal corso è rimasto legato a quella situazione e a quel contesto e non sono riuscita ad applicarla al di fuori”.

Le considerazioni scaturite durante il laboratorio, man mano che gli incontri procedevano, hanno evidenziato una maggiore capacità non solo di attenzione e espressione individuale, ma anche di ascolto e condivisione dei movimenti emotivi altrui, che sono diventati di volta in volta la danza del gruppo.

Nonostante il disagio di partenza, la sperimentazione di una situazione di benessere all’interno del gruppo e per qualcuno anche all’esterno, non può ovviamente prescindere dalla globalità del progetto terapeutico che ciascun utente sviluppa nel CSM di riferimento, al quale si rimanda in modo circolare, per la discussione dell’esperienza e il rinforzo delle sensazioni positive.

Al termine di questa prima parte, possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro svolto, misurandolo dall’entusiasmo delle partecipanti che si sono preoccupate di poter essere riammesse alla ripresa prevista per ottobre 2009.

Vita Lentini – Naturopata Emiliana Ninno – Psichiatra