Cinque anni di "vita"
Quando, cinque anni fa, ci siamo tutti rimboccati le maniche l’obiettivo era capitalizzare l’amaro “sacrificio”di Carlo” e rendere il suo viaggio verso il cielo il pretesto per unirsi ai piedi di un progetto serio, credibile, addirittura intrigante: “Combattere il mal di vivere, fiancheggiare chi ha perso la via maestra, mettere lo sport e i suoi valori davanti a tutto”.
Un puzzle di idee e spunti che ha avuto in Aurelio Valente un inimitabile condottiero. Lui ci ha messi insieme, guidato, stimolato, rafforzato e noi l’abbiamo seguito senza tentennamenti. Cinque anni, eppure sembra ieri quando Carlo è volato via ce n’è voluto di tempo per capire che non era uno scherzo della vita, ma una di degenerazione del nostro vivere sempre a cento all’ora, senza mai fermarsi per capire e capirsi guardandoci dentro.
La sua fragilità non ci ha mai messo realmente paura: “Paradossalmente era un nostro punto di forza” perché, nonostante tutto, Carlo rappresentava un esempio. Il suo amore per il tennis, per esempio, quello visto in tv e quello praticato nel suo circolo, il Ct Bari con i suoi idoli e i limiti, la voglia di andare oltre tutto e la necessità di confronti. Poi il buio, nero, opprimente, senza un perché. Le luci si sono accese, tardi ma ora inesauribili: da cinque anni cerchiamo di capire cosa c’è dietro il mondo del mal di vivere, e abbiamo scoperto, o forse riscoperto, che lo sport può tanto Il tennis e la vela, il calcetto e l’equitazione, finanche la danza.
Tanti “argomenti” che hanno lasciato il segno nei giovani della Fondazione. Non è un caso che in questo numero di “Psiche e sport” si sia scelto di dare spazio ai racconti. La parola ai protagonisti per spiegare come questi cinque anni non siano stati solo un modo per far parlare e stuzzicare il dibattito.
Grazie allo sport abbiamo prodotto fatti: come raccontano occhi restituiti alla speranza e corpi a caccia di sensazioni perdute. Carlo ci manca, il suo ricordo è un misto di rabbia e dolcezza, però ci facciamo compagnia tutti insieme,tutti sulla stessa barca, tutti appassionatamente in… campo.
Cinque anni ma la stessa emozione. Quella di un abbraccio lungo e sentito ad Aurelio, Grazia e Valeria il nostro “motore”. E un incredibile esempio di forza e dignità.